È stato un onore
Se il figlio di un operaio e di una contadina come me ha un ritratto come questo a fianco è grazie a Lui. Ha un valore immenso per me, lo dipinse alla fine di un periodo molto complicato, che poi ce ne sono stati altri, compreso quest’ultimo, inesorabile, ma forse non complicato come quello.
È stato ingegnere, autore di manuali per le scuole superiori, pittore (tanti suoi quadri belli popolano le nostre case, le nostre vite e i nostri cuori), suonava la chitarra e il piano, faceva le mousse più buone che abbia mai mangiato a Natale, era geniale, arguto, pensatore, innovatore, gentile, innamorato, a modo suo protettivo, discreto, mai banale, ma veramente mai.
È entrato nella mia vita 45 anni fa, sono tanti, anche se naturalmente ciascuno con la vita sua. Tanti i ricordi, i momenti, la bellezza, il dolore, la gioia, in alcuni momenti i contrasti, che abbiamo condiviso, io con la mia esagerazione, Lui con la sua riservatezza.
Da stamattina Lui non c’è più, da stamattina convivo con un pugno nello stomaco che fa assai male. Cerco di darmi coraggio ripetendomi che ha finito di soffrire, che soffrire per morire è la cosa più disumana che esista, che io lo so, ci sono passato con mio fratello e con mia madre, ma serve a poco. Serve a poco perché non è questione di coraggio, è questione di dolore, che quando ti sbatte addosso non lo puoi evitare, lo puoi tenere con te e basta, ci vuole tempo, e nel frattempo puoi provare a condividerlo, proprio come sto facendo io con questo inutile post.
Ciao Lui, è stato un onore.