Tutta l’importanza del contesto
L’articolo è del marzo di quest’anno. È stato pubblicato su Materials Research Innovations. A firma di Rustum Roy, M. L. Rao e John Kanzius. E ha inteso in qualche modo mettere la parola fine alle polemiche seguite alla notizia, di qualche mese prima, che il cancerologo irlandese John Kanzius, mentre cercava di desalinizzare l’acqua del mare con l’ausilio di un generatore di frequenze radio a 13.56 MHz di sua invenzione (una sorta di forno a micro onde), ha visto l’acqua bruciare e sviluppare una fiammella con annesse temperature superiori a 3000° Farhenheit.
Come spesso accade sono stati in tanti ad invocare l’ennesimo trionfo della serendipity. E a schierarsi senza esitazione nel partito degli apocalittici. O in quello degli integrati. Da una parte quelli che “l’energia necessaria per attivare la reazione è superiore a quella prodotta dalla fiammella e dunque non c’è nessuna ragione di esaltarsi”. Dall’altra quelli che “la possibilità di usare l’acqua come combustibile ci libererà finalmente dalla tirannia dei signori del petrolio”.
Niente naturalmente di paragonabile alla ferocia che contrappose i Guelfi e i Ghibellini. O alla passione che separò le schiere di Coppi da quelle di Bartali. Ma la discussione c’è. E a tratti è davvero impegnativa.
Difficile dire come finirà. Ciò che è certo è che, differentemente da come viene da più parti presentata, la faccenda ha a che fare con serendipity non per la causalità della scoperta ma per il contesto che l’ha resa possibile.
È proprio Robert K. Merton a spiegarlo. Alla fine del suo libro. Citando l’articolo nel quale John Ziman sottolinea che “il punto chiave è che la serendipity non produce di per sè scoperte: produce opportunità per effettuare scoperte. Gli eventi accidentali non hanno alcun significato scentifico in sè: essi acquistano significato soltanto quando catturano l’attenzione di qualcuno in grado di collocarli in un contesto scientifico [quanto basta per gli esprits préparés di Pasteur]. Anche allora, la percezione di un’anomalia è sterile a meno che non possa essere fatto oggetto di una ricerca”.
Il che riporta alla questione degli ambienti sociocognitivi serendipitosi. All’importanza dei “luoghi” dove si fa ricerca. Al loro rapporto con l’attivazione e lo sviluppo di processi virtuosi “per genio e per caso”.