E-learning: esperienze dall’università pubblica
A guardare i modi con i quali viene definita, sembrerebbe davvero che anche nel mondo dell’e-learning ci sono più cose in cielo e in terra di quante la nostra fantasia ne possa immaginare: insieme al classico formazione a distanza (FAD) proliferano infatti termini come formazione in rete, formazione online, self learning, autoapprendimento, on line training, computer based training, web based training, formazione per corrispondenza, teledidattica, distance learning.
A leggere i dati dell’osservatorio annuale e-learning a cura di Anee e Assinform nel 2004 il mercato italiano si è attestato su un fatturato di poco inferiore ai 370 milioni di euro, facendo registrare un trend di crescita del 43,9 per cento.
In realtà anche nel variegato mondo dell’e-learning le cose sono più complicate di quanto non appaiono a prima vista. In primo luogo perché l’aula continua ad essere la modalità erogativa di gran lunga più utilizzata (l’89,3% dei casi ancora nel 2004, a fronte però del 91,5% nel 2003). E poi perché le esperienze sono ancora troppo diverse tra loro per ampiezza, ambiti di riferimento, metodologie, risultati.
Perché vi raccontiamo tutto questo?
Perché questa settimana abbiamo intervistato la prof.ssa Bianca Arcangeli, docente di Metodologia delle scienze sociali, tra le ideatrici del convegno “E-learning: esperienze dall’università pubblica” promosso dal Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno per il prossimo 1 dicembre (a Fisciano, sede dell’Università, nell’aula multimediale della facoltà di lettere e filosofia, ore 10.00).
Ti proporrei di cominciare dall’inizio, chiedendoti di spiegare ai nostri lettori gli obiettivi del convegno.
L’idea dalla quale siamo partiti è stata quella di stimolare e contribuire alla riflessione intorno alle esperienze che, in materia di e-learning, si sono sviluppate in questi ultimi anni nell’ambito delle università pubbliche. Riteniamo che condividere e scambiare esperienze, discutere dei problemi comuni e delle possibili soluzioni possa far bene al futuro dell’e-learning e alla qualità della didattica online. E che questa sia la strada più giusta per conquistare visibilità e riconoscimento a livello istituzionale.
Con quali criteri avete individuato gli interlocutori?
Essendoci prefissi, come abbiamo scritto anche sull’invito, di rappresentare un momento di incontro tra studiosi con consolidata esperienza di didattica online nelle università pubbliche, abbiamo cercato di selezionare università che si sono fino ad oggi dimostrate vivaci su questo piano perché, come nel caso dell’Università di Urbino, sono riuscite ad attivare interi corsi di laurea on line, o perché hanno sviluppato esperienze anche limitata dal versante quantitativo ma di valore significativo per quanto riguarda metodologia e contenuti.
A guardare il vostro sito (www.lettereonline.unisa.it) pare che anche voi state procedendo in questa seconda direzione.
Per molti versi è così. Possiamo sicuramente dire di essere di fronte ad un ricco patrimonio di esperienze che copre un arco di discipline molto ampio. Il passo successivo, che auspichiamo possa essere fatto per il prossimo anno accademico, dovrebbe portarci a realizzare un intero corso online.