Pazzianno pazzianno, rifletto
di Viviana Graniero
Qualche riflessione personale sull’esperimento che si sta facendo da qualche settimana su questo blog: esplorare, alla maniera degli oulipiani, altri confini della scrittura e del pensiero; mettere in relazione più “teste” appassionate della “parola scritta” facendole interagire su una piattaforma virtuale, annullando gli spazi e le lontananze; una piccola piazza virtuale, fatta di gioco e semiotica.
Ed ecco che, paradossalmente, creare vincoli e restrizioni lessicali, linguistiche, formali, in realtà libera i partecipanti da abitudini letterarie e convenzioni. Nell’ambiziosa aspirazione di creare quello che Calvino chiamava “iperromanzo”, ci si ritrova a partecipare alla stesura di piccole storie scritte a 10, 20, 100 mani, che prendono strade improvvise e inaspettate eppur continuano ad appartenere a tutti. Senza sovrastrutture e costrizioni: perché la prima regola in questi esperimenti è aprirsi a nuove sfide, sfruttando all’ennesima potenza tutte le possibilità che la nostra lingua ci offre, superando i confini di ciò che in letteratura ci è già noto.
Oppure ci si ritrova nella pagina dedicata ai tautogrammi e non cimentarsi in qualche “improbabile” riscrittura diventa impossibile… troppo divertente mettersi in gioco per ricordarsi del pudore o della timidezza. E poi ancora acrostici, giochi a tema e qua e là riflessioni generali e divertenti. Gli aspiranti ludolinguisti lasciano cadere le inibizioni e partono all’attacco. Pronti al gioco, riscoprendo la parte di se stessi capace di osare per il semplice scopo di divertirsi insieme.
Alla fine ci si ritrova parte di un “gruppo”, di una comunità, la cui linfa vitale è lo spirito di avventura linguistica, che ogni partecipante esprime alla propria maniera, portando il proprio e personalissimo contributo. Si diventa ugualmente importanti e necessari e i muri crollano in maniera così evidente che ci si ritrova anche a condividere pensieri profondi, ricordi gioiosi o dolorosi, piccoli frammenti di vita.
Molto potremmo argomentare e riflettere sull’organizzazione dei testi vincolati a regole linguistiche, su quanto aprono la strada alle mille potenzialità della letteratura (sempre per citare ciò che ne dicevano gli oulipiani o i nostri giocatori di casa oplepiani) e alla loro relazione con l’estetica formale; per qualcuno si tratta solo di letteratura minore, di scrittura di serie B. Evidentemente, gli orizzonti inesplorati, per alcuni, sono ancora fantascienza. Qui invece sono una realtà: la libertà è una realtà.