A Scampia c’è posto per te
E se questa settimana vi raccontassimo una storia di straordinaria periferia? Di quelle che hanno per protagonisti persone “normali”? Quelle che amano fare le cose per bene perché è così che si fa? Che conoscono il valore della pazienza e del lavoro? Che inventano progetti, curano relazioni, costruiscono opportunità?
Il progetto si chiama Scuole Aperte. È finanziato dalla Regione Campania. Si propone di favorire l’integrazione tra scuola e territorio, attivare la partecipazione dei cittadini, far vivere la scuola anche al di fuori dell’orario scolastico, ampliare le risorse del territorio stesso, recuperare le fasce più deboli.
Il liceo si chiama invece Elsa Morante. Sta a Scampia. Napoli. Italia. È diretto dal prof. Gennaro Sorrentino. E ha ricevuto il finanziamento per il progetto “C’è un posto per te”.
Ne parliamo con Patrizia Albamonte, docente di lingua e letteratura inglese, da oltre cinque anni referente del Liceo Morante per la progettualità della scuola con il territorio e per i rapporti con gli Enti Locali, e Irene Gonzalez, che ai ragazzi di Scampia insegna il flamenco.
È la prof. Albamonte a spiegarci perché il progetto è stato intitolato “C’è un posto per te”.
“Nel corso di una indagine condotta tra gli studenti alla domanda Immagina che la tua scuola sia aperta di pomeriggio: quali attività vorresti che si facessero sia per gli studenti che per gli abitanti di Scampia? un ragazzo ha risposto: magari fosse aperta, professore! A noi basterebbe già avere un posto”.
Il passo successivo?
”Mettersi al lavoro per interpretare i bisogni dei nostri ragazzi, fornendo loro nuove opportunità educative, culturali e relazionali in un quartiere che vive una condizione di marginalità e di degrado che penalizza e colpisce innanzitutto le fasce deboli e i giovani.
Per realizzare il progetto è stata costruita una ampia rete di partenariato alla quale hanno partecipato associazioni di volontariato, il Comune di Napoli, il Centro per l’Impiego Napoli Nord, le scuole presenti sul territorio, enti di formazione”.
Quali le principali attività avviate?
“I laboratori di Vintage moda; i corsi di inglese, di video e foto digitali, di musica e canto, di danza-flamenco; i punti di incontro per l’orientamento al lavoro e per il sostegno al difficile, soprattutto da queste parti, mestiere di genitore; la promozione del volontariato; il potenziamento della biblioteca con l’istituzione di un punto lettura e di uno spazio di accoglienza ludico- educativa per i bambini del territorio e per i genitori che partecipano alle attività del progetto”.
A Irene Gonzalez, 22 anni, una laurea alle porte in lingue e letterature straniere all’Università Orientale di Napoli, chiediamo di raccontarci del flamenco.
“Faccio 2 corsi di 30 ore ciascuno, con una ventina di partecipanti per corso, in massima parte ragazze di 17 – 19 anni, esuberanti, motivate, molto attente a ciò che devono fare.
Mi ha colpito la loro educazione e il rispetto per ciò che sono andata a fare lì, nonostante io in fondo sia di poco più grande di loro (una delle ragazze la prima volta che mi ha visto mi ha chiesto se ero la figlia dell’insegnante di flamenco).
Cera di non dimenticare di scrivere queste cose perché il rispetto, l’educazione, la motivazione fanno molto meno notizia degli atti di vandalismo e di violenza e questi ragazzi finiscono per essere due volte vittime.