Studiare vuol dire
“Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto tre possibilità di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo. […] L’esperienza di tanti anni trascorsi in mezzo agli altri di paesi lontani mi insegna che la benevolenza nei loro confronti è l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanità”. (Ryszard Kapuscinski, L’altro, Feltrinelli)
Se state pensando che in attesa delle sospirate vacanze ci apprestiamo a trasformarci in rubrica di citazioni siete fuori strada.
In realtà intendiamo suggerire tre piccole regole che speriamo possano essere d’aiuto al popolo degli studenti alle prese con “sua ansietà” l’esame di stato e mostrare con alcuni esempi ciò che intendiamo dire.
Regola numero 1: si apprende non solo studiando ma anche facendo, riflettendo, sperimentando, valorizzando la propria esperienza. Di fronte a una domanda o alla traccia di un tema la prima cosa da fare non è perciò cercare il suggerimento, il fogliettino, il bignami, l’sms dal quale copiare ma concentrarsi e richiamare a sé tutte le informazioni, le conoscenze, le esperienze acquisite in vostro possesso. Tutte vuol dire letteralmente tutte, a partire naturalmente dai libri di testo fino ai romanzi, ai film, alle canzoni, ai videogiochi, alle esperienze vissute.
Regola numero 2: mentre studiate ricordate che di norma “l’odiato” prof. sa per esperienza che qualunque nozione specifica è destinata a finire presto nel cestino della memoria (dal quale sarà ripresa se e quando servirà) e che perciò sarà la vostra capacità di selezionare le informazioni e le conoscenze, di stabilire connessioni tra le cose che sapete, di definire ordini di priorità (ciò che è più importante e ciò che lo è di meno), di indicare cause e conseguenze, a fare la differenza.
Regola numero 3: voi non siete soltanto dei ricettori ma anche dei produttori di conoscenze e di ambienti di apprendimento (ritornare alla regola numero 1).
Gli esempi saranno imperniati intorno a una parola chiave.
Quella di oggi è, come avrete certamente già capito, “Incontrare”. Che potrebbe suggerire considerazioni sparse più o meno di questo tipo.
L’incontro è innanzitutto incontro con l’altro. L’incontro con l’altro non è mai semplice, banale, automatico. Richiede sempre un piccolo ma prezioso investimento in disponibilità, in voglia di fare il primo passo.
La saga di X Men suggerisce – nel modo spettacolare che caratterizza la migliore produzione dei fumetti e del cinema – riflessioni non banali intorno al tema “accettazione delle diversità”.
L’incontro con Proust e Kafka in un saggio di estrema bellezza, un viaggio fino al centro della Terra, un coltello fino in fondo al cuore (Franco Rella, Scritture estreme, Feltrinelli).
Il ricordo di una nobile, antica, tradizione napoletana purtroppo ormai quasi completamente dimenticata: il “Sospeso”. In buona sostanza accadeva che chi entrava in un bar per prendere un caffè, magari insieme a un amico, pagasse un caffé in più, il “sospeso” in questione, a favore di un futuro, spesso sconosciuto, avventore. Era un gesto di disponibilità, di amicizia, di civiltà in fondo semplice ma assai ricco di significato.