Nun è peccato
Si mme suonne ‘int’ ‘e suonne che faje
Nun è peccato.
E si ‘nzuonno nu vaso mme daje
Nun è peccato.
Sono i primi versi della bellissima canzone napoletana, il titolo è lo stesso del post, cantata da Peppino Di Capri, ma purtroppo a me non è tornata in mente nè per amore né per musica ma per politica.
Dite che non sto bene? In parte è vero, ma non per la ragione che pensate voi. Anche se ormai nessuno se ne ricorda più, esiste una tradizione di pensiero che va da Aristotele a Hannah Arendt che ci ha spiegato perchè la politica è partecipazione, perché è necessario dare ad essa un senso, perché qualunque uomo libero dovrebbe “preoccuparsi” di fare politica.
Dite che è meglio lasciar perdere? E invece no. Ogni tanto anche qui a Piazza Enakapata parlare di politica fa bene alla salute. E questa volta intendo farlo con tre affermazioni volutamente parziali, non sufficientemente motivate, di fatto provocatorie, almeno nel senso che si prefiggono di provocare una discussione.
La prima è questa:
Non è peccato sognare. Sognare che l’Italia sia un paese normale, dove i giovani abbiano un futuro, dove i più bravi emergano, dove il lavoro ad ogni livello sia considerato un valore e chi lavora una persona da rispettare e non uno sfigato, dove l’evasione fiscale sia l’eccezione e non la regola, dove almeno Cesare se non proprio la moglie sia, indipendentemente dallo schieramento al quale appartiene, al di sopra di ogni sospetto.
La seconda è questa:
E’ disonesto immaginare, lasciar intuire, promettere, che tutto questo possa avvenire con le prossime elezioni, indipendentemente da quando si fanno, a marzo 2011 o alla loro scadenza naturale. I guasti che sono stati prodotti sono così profondi che se si comincia adesso ci vogliono 15-20 anni prima di vedere un pò di luce, se per luce intendiamo la possibilità di essere un paese normale come quello ipotizzato al punto uno.
La terza è questa:
L’angoscia che c’è in giro per il Paese ormai si taglia a fette come la nebbia di Totò. Se si comincia a dire non dico tutta la verità ma almeno un pezzetto, ad esempio che siamo un paese a pezzi, che ci aspetta un lavoro impegnativo e di lunga lena, che bisogna pensare e agire prima di tutto per le generazioni che verranno con tutto quello che questo significa in termini di modelli di sviluppo e di consumo, di caratteristiche dello stato sociale, di qualità delle strutture educative dagli asili all’università, penso che sarà meno arduo trovare persone disposte a dare un contributo. Fino a quando la discussione avrà come punto all’ordine del giorno “con chi allearsi per mandare via il puzzone” perché “mandare via il puzzone è la madre di tutte le priorià” penso che sarà difficile fare qualche passo avanti. E penso anche che finiremo con l’avere un puzzone Presidente della Repubblica.
Buona partecipazione.