Un modello di ricerca da importare
Tokio. RIKEN. Headquarters. L’appuntamento è per le 14 in punto. Non riesco a celare una certa agitazione. Ryoji Noyori è il Presidente del RIKEN (www.riken.jp). Premio Nobel per la chimica 2001. E qui in Giappone i Nobel sono considerati una sorta di semidei. Insomma non proprio una di quelle persone che si intervistano ogni giorno. Mi soccorre Jorge Luis Borges. L’idea che i giapponesi sono così gentili da darti ragione anche quando hai torto. Salgo le scale. Resto due minuti due in attesa. I saluti. Pronti. Si parte.
La funzione sociale della scienza
Negli ultimi cento anni lo sviluppo delle tecnologie ha avuto un ruolo fondamentale nei processi di mutamento economico e sociale. Naturalmente non mancano i problemi (cambiamenti climatici, deterioramento ambientale, scarsità delle risorse energetiche, sovrappopolazione, etc.), in larga parte il risultato di uno sviluppo delle tecnologie guidato troppo e per troppo tempo dalle logiche di mercato.
Il tema centrale è oggi la sostenibilità dei processi di sviluppo. In un mondo che non può fare a meno di energia nucleare, di cibi geneticamente modificati, di clonazione di piante ed animali è necessario che la comunità scientifica, l’industria, l’insieme dei business actors si diano valori comuni, definiscano un’etica condivisa.
Sviluppo tecnologico e ricerca scientifica devono saper guardare alle generazioni future, muovere da un principio di giustizia sociale. I governi basati su regole legittime e attenti al sociale sono indispensabili per lo sviluppo delle future tecnologie.
Capacità di attrarre talenti
Nell’era della conoscenza sarà sempre più impegnativo competere. Occorre riuscire a catturare i numeri uno ovunque essi siano. Purtroppo non sempre riesce. Per attrarre i migliori scienziati occorre non solo che l’ambiente di ricerca sia, come al RIKEN, eccellente, ma anche che ci sia un living environment di livello internazionale, e non è semplice.
Questioni di merito
Al RIKEN il merito è molto importante. È una “organizzazione comprendente”, che punta a creare connessioni tra i diversi aspetti della ricerca e renderla più ricca di variabili. L’idea è che la conoscenza di qualunque scienziato o ricercatore, per quanto possa essere ricco di talento, è per definizione limitata. E che la collaborazione tra ricercatori produce effetti assolutamente benefici così come quella tra istituzioni e paesi diversi.
Scontato? Niente affatto. L’organizzazione RIKEN è ad esempio diversa da quella della Max Planck Society. Naturalmente anche lì la qualità della ricerca è molto alta ma gli istituti di ricerca lavorano in modo indipendente, persino isolato. Il RIKEN invece incentiva fortemente i processi di collaborazione e integrazione tra differenti istituti.
Gli obiettivi? Fare ricerca al top della qualità. Promuovere lo sviluppo di nuove aree di ricerca attraverso i meccanismi di integrazione. Creare infrastrutture di ricerca dagli elevati standard per la comunità scientifica.
Prendere decisioni
L’Executive Board è il più alto organismo decisionale del RIKEN, ma hanno una funzione strategicamente rilevante anche organismi come il RIKEN Advisory Board, che consente di avere consulenze di esperti esterni alla comunità scientifica in materia di management, e il RIKEN Science Council, che discute autonomamente la gestione di RIKEN e può dare indicazioni al Presidente in merito a specifiche tematiche.
Dato questo sfondo, il bilanciamento dei processi decisionale di tipo top-down (che nascono dal management) e quelli di tipo bottom-up (generati invece dagli scienziati) è un ulteriore obiettivo della struttura.
Framework Research
Le aree di ricerca al RIKEN sono molto vaste e vengono perciò intraprese ricerche inerenti diversi framework; anche le abilità e le capacità richieste ai vari “RIKEN workers” sono molto diverse tra loro. RIKEN Discovery Research Institute, RIKEN Spring 8, RIKEN Nishina Center operano ad esempio su una prospettiva di lungo periodo. Frontier Research System e Life Science Research Centers sono concentrati su obiettivi di medio periodo. Da sottolineare infine che al RIKEN il “permanent staff” rappresenta solo il 15% del totale, il restante 85% è impiegato con contratti a termine (compresi i direttori e i team leaders).
Delle connessioni
RIKEN ha attualmente accordi di collaborazione con 110 istituzioni in 30 diversi paesi e regioni e sono stati realizzati 120 progetti di ricerca grazie ad accordi di collaborazione internazionale. Un forte contributo in questa direzione viene anche dalla forza relazionale dei ricercatori, dalla loro storica capacità di attivare collaborazioni internazionali. Bisogna fare di più, saper migliorare costantemente anche su questo terreno.
L’approccio olistico
Alle profonde contraddizioni della modernità paesi come il Giappone e gli USA, gli stessi paesi dell’Unione Europea devono rispondere gestendo al meglio i grandi temi legati allo sviluppo compatibile. Non si possono risolvere le questioni epocali che il mondo ha di fronte senza comprenderle a fondo. C’è bisogno di esplorare il settore delle scienze della vita e della biologia per capire l’essenza degli organismi viventi. E per farlo, così come per conoscere e capire le proprietà dei materiali o della mente è indispensabile un approccio olistico. Non esiste futuro in una prospettiva riduzionista.
È la domanda a guidarci
L’organizzazione RIKEN può essere un esempio per l’Europa e l’Italia?
Il presidente Noyori non sembra avere dubbi. E vista dal versante organizzativo è difficile dargli torto. Il fatto è che è questione anche di volontà politica. Di capacità di sistema. Di risorse disponibili.