Incontro
“E correndo l’incontrai lungo le scale / quasi nulla mi sembrò cambiato in lei / la tristezza poi ci avvolse come miele / per il tempo scivolato su noi due”: comincia così “Incontro”, una delle sei meravigliose storie raccontate nell’album “Radici” da Francesco Guccini.
Ma si sarebbe potuto cominciare anche con “vorrei incontrarti fuori i cancelli di una fabbrica / vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India / vorrei incontrarti ma non so cosa farei, forse di gioia io di colpo piangerei”, citando in questo caso “Vorrei incontrarti” di Alan Sorrenti che all’inizio della carriera ha pubblicato due album meravigliosi, “Aria” e “Come un vecchio incensiere”, nei quali hanno suonato musicisti come Jean Luc Ponty e Antonietta (Tony) Hilary Marcus, Tony Esposito, David Jackson, stratosferico sassofonista dei Van Der Graaf Generator, un gruppo che chiunque pensa di amare il rock dovrebbe conoscere.
Perché vi racconto tutto questo?
Perché vorrei provare a giocare assieme a voi con alcune parole. Con la speranza che ciò possa offrire qualche spunto al popolo degli studenti che si appresta a fare i conti con sua
Dato che i miei 5 minuti passano veloci passo ai libri per segnalarvi l’incontro con Proust e Kafka che dobbiamo a Franco Rella e al suo Scritture estreme, edito da Feltrinelli: un saggio di estrema bellezza, un viaggio fino al centro della Terra, un coltello fino in fondo al cuore.
Per chi ancora non ama Proust e Kafka. E per chi invece si.
Rimango volentieri sul pianeta libri per accennare all’incontro con noi stessi, il nostro daimon, il codice della nostra anima.
Proprio Il codice dell’anima è il titolo del meraviglioso, sconvolgente, straordinario libro di James Hillman edito da Adelphi.
Un libro assolutamente da leggere e da meditare.
Per comprendere, amare, sopportare meglio chi siamo. Tutto quello che siamo. Con i nostri pregi, pochi. E i nostri difetti. Tanti.
Per comprendere, amare, rispettare, incontrare gli altri. Con le loro teste. Le loro facce. Le loro mani. I loro modi di vivere, pensare, amare, giocare, odiare.
Per finire una saga cinematografica, una citazione e un ricordo che ci proiettano verso quello che a mio avviso è l’aspetto più bello e interessante del tema di oggi, l’incontro con l’altro.
L’incontro con l’altro non è mai semplice, banale, automatico. Richiede sempre un piccolo ma prezioso investimento in disponibilità, la voglia di fare il primo passo, o anche di “levare l’occasione” come usiamo dire noi napoletani.
La saga è quella di X Men, di cui è appena uscito il volume 3 in DVD, che nel modo spettacolare che caratterizza la migliore produzione – tradizione dei fumetti e del cinema, suggerisce, in particolare ai giovanissimi, riflessioni non banali intorno al tema “accettazione delle diversità”.
La citazione è del grande Levinàs: “L’origine dell’esistenza etica è la faccia dell’altro, con la sua richiesta di risposta. L’altro diventa il mio prossimo precisamente attraverso il modo in cui la sua faccia mi chiama”.
Il ricordo si riferisce a una nobile, antica, tradizione napoletana purtroppo ormai quasi completamente dimenticata: il “Sospeso”.
In buona sostanza accadeva che chi entrava in un bar per prendere un caffè, magari insieme a un amico, pagasse un caffé in più, il “sospeso” in questione, a favore di un futuro, spesso sconosciuto, avventore.
Era un gesto di disponibilità, di amicizia, di civiltà in fondo semplice ma assai ricco di significato.
Anche se non sempre ce e accorgiamo il significato è una cosa importante.
È la voglia di non rinunciare a trovare senso e significato che ci permette – nonostante le insopportabili, banali, retoriche, cose che, nel bene e nel male, si dicono di questa città – di continuare ad avere voglia di disponibilità, amicizia, civiltà, di far bene le cose perché è così che si fa.
Senso e significato sono il vero antidoto, le vere briscole che abbiamo a disposizione per combattere l’anomia, il disorientamento che incombe sulle nostre stanze di vita quotidiana.
Potrei dire che sono sempre più numerosi quelli che vivono tutto questo come una sorta di ultimo tentativo.
Preferisco constatare che i miei 5 minuti sono terminati.
Che sono riuscito a tornare laddove avevo cominciato, cioè a Guccini (stanze di vita quotidiana è il titolo, o il titolo del ,titolo come direbbe Alice nel paese delle meraviglie, di un altro suo album).
Che perciò mi fermo e vi dò volentieri la parola.