Credit hunter
Un nuovo spettro si aggira per le Università italiane.
Il suo nome? Credit hunter.
Chi è? Che cosa fa? Leggete le tre brevi storie che seguono e lo capirete da sole/i.
La prima è di C. P., che sta per conseguire la laurea triennale in Scienze della Comunicazione.
Ha sostenuto 32 esami, con risultati davvero eccellenti (la sua media è tra il 29 e il 30) e adesso sta ultimando la sua tesi in sociologia industriale, che tutto fa presupporre possa avere un esito brillante.
Il caso vuole che il relatore della tesi in questione sia il sottoscritto. E, naturalmente, quando C. P. mi dice che anche all’ultimo esame ha “preso” 30, le faccio i complimenti.
La risposta della ragazza è candida, fulminante, umiliante (naturalmente per l’istituzione Università e non per la ragazza): “Grazie prof. In realtà l’unica cosa che ho imparato davvero in questi tre anni è proprio come si fa a preparare un esame in poco meno di un mese e prendere 30.
La cosa più importante – aggiunge – è riuscire a resettare completamente la memoria ogni volta che hai finito l’esame precedente. Meno rimane, meglio è. Altrimenti non ce la fai.”
La seconda storia ha per protagonista M. D., che in una calda giornata di fine giugno si presenta all’esame di sociologia industriale. Insieme ad altre 2 colleghe, ha scelto l’esame da 3 crediti, quello che prevede un programma ridotto, nel caso specifico un unico volume.
La ragazza in questione ha studiato alla grande. Taylorismo e fordismo per lei non hanno segreti. E anche sull’evoluzione del concetto di tempo nella società industriale va alla grande. E’ un piacere sentirla. Ad un certo punto le dico: “come dice Aris Accornero…” dallo stupore dipinto sul suo volto capisco che non sa chi è.
Mi sento (quasi) male. Accornero non è solo uno dei più importanti sociologi dell’industria italiani, è anche l’autore del libro sul quale la ragazza in questione ha preparato l’esame, imparato le cose che mi ha appena detto su Taylor, Ford, il concetto di tempo, ecc.
La terza storia è di P. D. G.
Logorroico e confusionario almeno quanto è intelligente e sveglio, lui la racconta da solo così: “Il non perdere tempo è diventato un’ossessione. […] Si corre a destra e a manca per cercare di non perdere i corsi, i seminari, i laboratori, le prove intercorso, i corsi di formazione, il lavoro part time, gli esami, fino a quando non si comincia a riflettere e a selezionare gli obiettivi. Ma purtroppo anche questo non basta, perché nessuno sta lì ad aspettarti. Tempo soggettivo e tempo sociale continuano a fare a pugni e l’unica possibilità è quella di ritornare a correre, più forte di prima, per riguadagnare il tempo perduto”.
La morale delle storie?
L’università “riformata” produce cacciatori di crediti. I Credit hunters, per l’appunto. Che non hanno tempo per sapere. Per approfondire. Per capire. Possono al massimo imparare. Fare l’esame. Resettare. Imparare. Fare l’esame. Resettare. Imparare. Fare l’esame. Resettare.
Ma tutto questo serve davvero a qualcosa?
Ma non è che da qualche parte c’è qualcosa da aggiustare?