Libreria d’agosto
Sì, sono stato contento quando ho letto il post nel quale il mio amico Tarcisio Tarquini ha scritto che la Feltrinelli libri e musica di Piazza dei Martiri è una delle ragioni per cui viene volentieri a Napoli. Sono stato contento per la mia città e perché quel posto lì l’ho visto nascere, mi ci sono abituato con fatica, accade sovente con le cose nuove, mi ci è voluto tempo prima di poter cliccare su “mi piace”.
Mi piace chiacchierare dell’ultimo libro che mi ha preso il cuore, mi piace scoprire che Dudù, Frank e Ciccillo saranno prossimamente sui nostri schermi, sì, sta per uscire “Operazione San Gennaro” in dvd, mi piace incrociare gli amici per affinità e per caso. Per certi versi la cosa mi ricorda la Secondigliano dei miei quindici anni, quando per giocare a pallone non dovevi affittare il campetto e per incontrare gli amici bastava andare al bar di don Peppe Testolina o raggiungerli sotto casa, ignorare il citofono che tanto gli sms neanche esistevano e partire con la chiamata a cappella modello Lello Sodano, quello che in “Ricomincio da tre” grida Gaetano, Gaetanoooo, Gae-tano, Gae-tà fino a quando Gaetano – Massimo Troisi non scende. E poi vuoi mettere la saggezza del “vigile” Luigi che ti racconta del medico che ha “sclerato” e va in giro col pigiama raccattando cibo tra i rifiuti nonostante il lussuoso appartamento di proprietà e l’ottima pensione solo per dirti che “a cerevella è ‘na sfoglia ‘e cipolle” e che “bisogna non perdere mai la modestia, ché da un momento all’altro può cambiare tutto nella vita”. E l’imbarazzo di essere avvicinati da un distinto, anziano, signore che ti dice: “lei è Vincenzo Moretti, lo scrittore?” e tu gli rispondi: “No!”? “Come no, io l’ho vista in tv parlare del suo libro”. “Sì, quello che ha scritto il libro sono io, ma non sono uno scrittore”. “E perché io che progetto edifici sono architetto e lei che scrive libri non è scrittore?”. Già, perché? L’arrivo del mio amico Enzo, il vicedirettore, mi dà il pretesto per scusarmi, salutare, scappare, ma la domanda la porto con me: scrittore, chi è costui? Quello che vende così tante copie dei suoi libri da poterci vivere? Mah, a vedere le classifiche qualche dubbio ti viene. Quello che vince i premi letterari? Meglio lasciar perdere, terreno scivoloso anche questo. Mentre voi continuate a pensarci io vi dico che quando la sera ho ripreso a leggere “America amore” di Alberto Arbasino, ero a metà delle 800 e più pagine che compongono il volume, mi è bastata mezza pagina per dirmi “Arbasino è uno scrittore”. No, il perché non ve lo dico. Lo avete letto “America amore”? Fatelo. Il resto viene da sé.