Tra sogno e realtà
Credetemi, questa volta è più difficile delle altre. No, non perché è stato meglio o peggio, quando hai passione per ciò che fai, quando riesci a viverlo fino in fondo, che non è che ti tocca sempre, a sera dallo zaino finisci per tirare fuori sempre le medesime, meravigliose, cose: l’unicità delle emozioni, la molteplicità delle esperienze, lo stupore di quelle facce fino a qualche ora prima sconosciute e che adesso vorresti ti fossero svelate come per incanto, occhio per occhio, ruga per ruga.
No, se questa volta è più difficile è perché questa volta sullo stesso palcoscenico, Castel San Giorgio, sono andate in scena più opere, diciamo almeno tre, ché se ci mettessimo di buzzo buono ne troveremmo di certo anche qualche altra: Bella Napoli, Le vie del lavoro, La storia dei luoghi come alternativa al degrado, con tutto quanto questo significa dal versante del numero dei protagonisti, della quantità di cose da raccontare, del rischio di scrivere un libro invece di un post, che poi non è detto sia una cattiva idea ma non è questo il momento e il posto giusto.
Insomma per farla breve non potendo scrivere di tutto, che poi magari è anche bello godersi le interviste video che pubblicheremo prima di quanto non vi aspettiate, mi limito per adesso a segnalare due cose, anzi tre:
la prima è che sono d’accordo con il mio amico Francesco Di Pace, se ci si mette assieme realizzare un sogno è meno difficile; propongo anzi, sono certo che a Francesco farà piacere, di adottare una frase di Ernesto Che Guevara, che più o meno diceva così: quando si sogna da soli è sogno, quando si sogna in due ha inizio la realtà;
la seconda è che anche senza citarle tutte, per le ragioni già dette e perché il risultato assomiglierebbe troppo a un elenco telefonico, di tre persone non posso fare a meno di dire, mi sentirei male, e di questi tempi è meglio evitare: la prima è Gennaro Cibelli, un uomo con una disponibilità d’altri tempi, dalle 11.00 am di ieri mattina alle 10 pm di ieri sera non ci ha lasciato un momento soli, ci ha guidato, ci ha portati, ci ha organizzati, ci ha messo in condizione di lavorare al meglio, abbandonando completamente per un giorno il suo negozio, il tutto senza essere mai invadente, semplicemente risolvendo i problemi prima che diventassero tali; la seconda e la terza sono Alessio Strazzullo e Cinzia Massa, che in vario modo mi accompagnano in questo viaggio, che se chiedete a loro vi diranno che sono insopportabile e questa cosa qui vi prometto che la metterò a posto anche perché è vera, ma voglio dire che senza di loro non avrei nessuna possibilità di veder trasformate le mie e le loro idee in fatti;
la terza l’ho già detta ieri sera, ma ieri sera mica c’eravata tutti i 172o e dunque la ripeto qua: mi piacerebbe che tra qualche tempo il viaggiatore che arrivasse a Castel San Giorgio trovasse all’ingresso della cittadina questo cartello: “Benvenuti a Castel San San Giorgio, dove chiunque fa una cosa, qualunque cosa sia, cerca di farla bene”. Sì, come avrebbe detto il grande Hans George Gadamar ci vorrà tanta pazienza e altrettanto lavoro, ma secondo me si può fare, Castel San Giorgio non è una metropoli, le persone si conoscono tutte o quasi, c’è una cultura antica dell’eccellenza anche nei lavori più modesti, c’è una voglia di emergere e di affermarsi molto diffusa. Bisogna dare a tutto questo un senso generale, bisogna farlo a partire dalla cultura, dai diritti, dai ragazzi, dalle scuole, facendo noi adulti un passo verso di loro, dando loro fiducia, incitandoli ad eccellere certo non solo nello studio ma anche nelle cose che piacciono a loro, non in quelle che piacciano a noi, a quelle ci arriveranno più avanti, quando si saranno abituati a fare bene le cose che piace loro fare.
Dite che la faccenda è molto più complicata? Rispondo certamente, ma io qui sto scrivendo un post, non un trattato. Aggiungo però che come diceva Confucio una marcia di 10 mila chilometri comincia con il primo passo, e che se si decide di partire io ci sto. Voi dite che è un sogno? N’ata vota? Ve l’ho detto, da soli è un sogno, se siamo in due è già cominciata la realtà.