Mi chiamo Giuliano Galletti
Gentile Moretti,
non ci conosciamo: mi chiamo Giuliano Galletti e insegno al liceo scientifico di Conegliano – il che sicuramente le permetterà già di inquadrare la situazione. Effettivamente Igino, con cui lavoro in questa scuola, quando vuole sa essere davvero convincente. È così che ho incontrato (o per meglio dire mi è stato letteralmente cacciato in mano) il suo Bella Napoli: storie di lavoro, di passione e di rispetto. Lo considero una vera fortuna: è stata una lettura sorprendente, viva, ricca di riflessioni.
Prima di tutto per la scelta di dar voce a persone comuni e a situazioni di vita comune. Considerando come nell’ormai ripugnante discorso pubblico si parli continuamente “gente comune”, e regolarmente a questa unità indifferenziata si attribuiscono arbitrariamente, volta per volta le idee, i gusti, i modi di pensare che fanno più comodo, sentir parlare delle concrete persone è un vero sollievo. Si respira, nel suo lavoro, la vita reale, le quotidiane riflessioni che ognuno si trova a dover fare su sé stesso e il mondo che lo circonda, le difficoltà del vivere e del lavorare come sono e non come si immaginano.
In particolare, mi è piaciuta la scelta comune di impostare ogni intervento come una storia. Diceva da qualche parte nel libro (cito a memoria, adesso non l’ho sottomano) che a suo avviso poteva benissimo essere catalogato più tra la letteratura che tra la sociologia… a me questo aspetto è risultato evidente subito: nel momento in cui qualcuno mi racconta la sua storia, non la sta riconducendo a uno schema interpretativo generale: è già molto essere riuscito a darsi qualche spiegazione del proprio caso particolare, aver saputo seguire un sentiero riconoscibile.
E in questo percorso si devono risolvere problemi particolari, che – a sentirli raccontare da fuori – sono davvero imprevedibili: dal modo migliore di preparare un caffè espresso alla costruzione di una macchina che sappia distinguere da sola le monete, da come risolvere in fretta un problema parlandone al telefono alla difficoltà di mandare avanti un treno… si può dire che ognuna di queste storie coinvolge le situazioni in cui ci troviamo ogni giorno e ce le mostra così come sono. E ognuno di questi problemi coinvolge l’intelligenza, la sensibilità, la disponibilità, l’applicazione, e tutto l’insieme di valori su cui una vita si regge: solo che è la vita di ogni giorno, e questi concetti astratti devono tradursi in azioni concrete.
Insomma: l’incontro col suo libro mi è parsa un’occasione fortunata – probabilmente in condizioni normali non l’avrei mai visto in libreria (piccolo editore di un’altra regione, reparto che di solito non frequento) e se proprio l’avessi incontrato, il titolo e una rapida occhiata alla quarta di copertina mi avrebbero forse fatto concludere che non mi interessava particolarmente…
Sono certo di aver lasciato fuori da questo veloce discorso molti temi importanti, ma non mi sembra il caso di dilungarmi ancora; sarebbe bello se in qualche modo si potesse utilizzare nella scuola la sua esperienza – forse qualche mio collega gliene avrà già accennato; nel frattempo la saluto con la più grande cordialità.
Giuliano Galletti