Aveva ragione papà
Passasse l’Angelo e dicésse Amen. Cominciò così. Il giorno che mio padre, Pasquale, se ne tornò trionfante con la sua Fiat 850 verde chiaro nuova di trinca. Fino ad allora l’unica sua concessione al demone del gioco era la schedina. Quella del totocalcio, of course. Al tempo la principale incarnazione del sogno nazionalpopolare di chiudere con la fatica ed i sacrifici ed entrare nel mondo dei ricchi dalla porta secondaria. Di vincere? Non se ne parlava. In tutta la sua vita avrà collezionato due 12, in quelle giornate nelle quali era impossibile non vincere, mettendo assieme una cifra che non bastava neanche per portare fuori a pranzo la famiglia. Ma un sogno è un sogno. E proprio lui non lo poteva certo abbandonare per una vile questione di denaro. Mi pare di sentirlo ancora mentre ci ripete fino allo sfinimento che i soldi sono la cosa più sporca, zozza e lurida che esiste sulla faccia della terra. E di certo sento ancora mia madre che gli grida addosso eh sì, voglio vedere senza soldi come facciamo ad andare avanti.
Papà era incredibile. Gli piaceva il vino? Ed eccolo pronto a rintuzzare gli “inviti” alla moderazione con ‘a carne fa carne, ‘o vino fa sangue e ‘a fatica fa jettà ‘o sangue. Era un lavoratore instancabile? Ed eccolo pronto a tirare fuori dal cilindro un guagliù, ‘a fatica s’adda piglià ‘e faccia. Se bestemmiava la Madonna dell’Arco, lui che da giovane era stato fujente, erano dolori seri. Se osavi contraddirlo in qualche sua decisione, ebbene sì, era anche abbastanza ‘nzisto, zittiva tutti con il classico in questa casa non c’è collaborazione.
Quella sera andò così. Lui arriva con la 850, io leggo il numero di targa, 90 60 64, dico questo sì che sarebbe un bel terno, aggiungo come morso dalla tarantola Passasse l’Angelo e dicésse Amen. Papà non dice nulla. Ma il sabato successivo (al tempo l’estrazione del lotto avveniva solo 1 volta a settimana) è in ricevitoria a giocare il terno secco sulla ruota di Napoli. Non succede nulla per circa 3 anni e mezzo. Fino a quando tra i 5 numeri estratti sulla ruota di Napoli non ci sono anche i 3 numeri di papà. Che però quel sabato, dopo quasi 3 anni e mezzo che non ha perso un colpo, si è scordato di giocare la bolletta.
Voi che avreste fatto? Papà non ha fatto una piega. Guagliù, qui se non si fatica, non si mangia. E’ meglio che ci mettiamo l’anima in pace.
Per me e i miei fratelli è ancora così. In fondo spero sia così anche per i miei figli. Magari con un pò meno lavoro e un pò più soldi. Ma il lavoro è un valore. Aveva ragione papà.