Facimme ammuina
La famiglia, lo Stato, il partito, l’impresa, le strutture tendono a perdere consistenza, autorevolezza, capacità di dialogo, in modo particolare nei confronti delle generazioni più giovani.
La stessa teoria sociale fa fatica a darsi modelli, scenari, contesti, in grado di leggere e interpretare ciò che accade.
Il risultato?
I nostri stati di essere, e i nostri modi di fare, finiscono col ricordare sempre più da vicino quelli dei marinai imbarcati a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina Borbonica allorquando, in occasione delle visite a bordo delle Alte Autorità del Regno, veniva loro impartito il comando “Facite Ammuina” .
Di cosa si tratta?
Presto detto: “All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora: chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio passann’ tutti p’o stesso pertuso: chi nun tiene nient’ a ffà, s’aremeni a ‘cca e a ‘llà”.
Accade insomma che, mentre nel mondo là fuori piccoli e grandi eventi si susseguono come indipendenti dalla nostra volontà, ci scopriamo sempre meno in grado di comprendere, meno interessati a capire.
L’assordante rumore di fondo che pervade le nostre giornate ci segnala il carattere frenetico, il deficit di consapevolezza, la mancanza di scopo, che contraddistingue le nostre vite, ci avverte che ciò che facciamo ha sempre meno senso.
Facimme ammuina. E finiamo col sentirci come “anime sperdute che si dibattono in una boccia di vetro”. Che fanno i conti, giorno dopo giorno, con vecchie e nuove paure. Che cercano rifugio e identità in un’automobile, un tatuaggio, nell’ultimo modello di telefono cellulare o di lettore mp3. Siamo esseri senza radici e senza memoria perennemente in cerca di prodotti in grado di conquistare uno spazio nelle nostre anime. Almeno fino alla prossima novità.