Caselle in Pittari
Venerdì 20 Dicembre
Ma sì diciamolo, il viaggio è andato meglio del previsto. 15 minuti di ritardo, per un regionale cosa vuoi che siano, giovedì il treno AV da Reggio Emilia ne ha presi quasi 20. Mi sono seduto e ho potuto persino lavorare per 2 ore buone, che non è che era tanto scontato.
Alla stazione di Sapri sono arrivato alle 15.27, c’era ad attendermi Rocco. Un abbraccio forte, che dal vivo è sicuramente meglio che in calce a una mail. La richiesta, mia, di trovare un posto per comprare un panino, e la risposta, sua, che il panino è meglio se lo mangio a #Cip.
Mentre saliamo su non so che guardare, la costa, il cielo, il sole, il mare, la bellezza scorre potente nel Cilento. 25 minuti e ci siamo, prendi la stanza nella pensione, mangia il panino, “a finale” manca poco a las cinco de la tarde quando mettiamo piede a InOutLab.
Starò qui fino a domenica, ho del lavoro da fare e da solo non sono capace, la skill “infografica” per adesso non ce l’ho, la dead line non mi dà scampo e confido in Benevento san, ma sì, se preferite san Rocco, pe’ tirà stu cap ‘nterra.
Lavoriamo fino alle 9.30 p.m., poi propongo di andare a cena da Mario, Ristorante Zì Filumena, Rocco, Jepis e Antonio, 3/4 di InOutLab che il 4/4 vive a Roma e lo conosco appena, mi dicono subito di sì.
Non vi racconto tutta la cena, mi limito a due parole e una foto. Le due parole sono uova e cigoli, la foto la potete vedere da soli. Ah, no, ci sta pure un commento finale, l’ho scritto sui social network, Grazia, la mamma di Mario, me la sono baciata, me la sarei sposata anche, insomma ci siamo consolati.
E’ la 1 a.m. quando vado a letto, ho il mal di stomaco ma ce l’avevo anche la sera prima senza mangiare, questa faccenda dello stomaco, e della pancia, si sta facendo seria, è davvero ora di prendere provvedimenti, ma di questo parliamo un’altra volta.
Sabato 21 Dicembre
Sveglia alle 6. Mi accade sovente anche a Napoli, nonostante io abiti sulle scale e a quell’ora dalle mie parti non si senta volare una mosca. La differenza è che qua anche se avessi voluto dormire fino alle 6 e 1 minuto non sarebbe stato possibile, alle 6 in punto suonano tante di quelle campane che ti sembra abbiano dormito di fianco a te tanto le senti vicine. Poco male comunque. C’è da pensare come organizzare il lavoro, Rocco è molto bravo e ce la mette tutta, ma quello che abbiamo da fare non è semplice, i dati sono tanti e non sono omogenei, rischiamo di finire in un vicolo cieco.
Mi ero lasciato un piccolo margine per tornare sabato sera invece di domenica, il margine non c’è più, bisogna lavorare duro. Mentre penso scendo a fare colazione, avverto la signora del bar che quello che sta per fare è l’unico caffè che prenderò nel corso della giornata, dunque ci metta tutto l’amore e l’impegno necessario.
La signora sorride, è gentile, empatica, comunque l’avvertimento fa il suo effetto, il caffè è eccellente, che poi io lo prendo anche amaro, e senza zucchero il caffè quando non è buono non si può proprio bere.
Siamo alle prese con numeri, tabelle e grafica per tutto il giorno, dalle 8.45 a.m. alle 9.20 p.m., Rocco lo faranno davvero santo, perché io sono esigente, preciso, meticoloso, va bene, ho capito, usiamo la parola giusta, insopportabile.
Naturalmente non siamo macchine, nel senso che ogni tanto facciamo una chiacchiera, ci sono La Notte del Lavoro Narrato da organizzare, il nuovo progetto da mettere in cantiere, o mangiamo un dolcino, o commentiamo il fatto che le ragazze e i ragazzi del Suor Orsola Benincasa si stanno davvero superando con le loro proposte sul lavoro ben fatto. Ad oggi abbiamo circa 70 racconti che pubblicheremo molto presto su Timu Le Vie del Lavoro, 1 set di foto, e due video che invece di fare tante chiacchiere ve li pubblico qui , alla fine della giornata, così lo vedete da soli quanto sono belli.
Sempre della serie “storie di ordinaria umanità” a pranzo abbiamo mangiato tutti a casa di Rocco assieme alla mamma, al papà, alla sorella Sara e alla nonna, proprio tutti no, nel senso che non c’era Jepis, però l’abbiamo sostituito con Rossella così non ci siamo sentiti soli. La sera la pizza, ancora senza Jepis, che lui non si accontenta di studiare, di lavorare, di progettare, quando può il sabato va anche a fare il cameriere, come Antonio fa le app, il presidente della Pro Loco, aiuta il papà con le olive in campagna e tanto altro ancora, o Rocco che è archivista, sviluppa siti web, si occupa dei e-commerce, fa il batterista in un gruppo Metal, I Quasar Post Mortem, o l’altro Antonio, Pellegrino, il presidente della cooperativa, che pure lui l’avevo incontrato alle 7.00 a.m. che stava per andare nei campi e adesso siamo qui che ci guardiamo un pezzo della partita del Napoli, che poi è finita come è finita, un pari e nulla più, e poi per strada a chiacchierare di politica, di internet, di filosofi, di futuro.
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Domenica 22 Dicembre
Ho un treno che parte alla 1.12 p.m. da Sapri. Intercity 555 con arrivo previsto a Napoli Centrele alle 3.14 p.m. Con Rocco ci siamo visti alle 8.05 a.m., io sono su dalle 6.00 che le campane sono precise, per la miseria se sono precise. Alle 7.30 a.m. faccio anche una passeggiata lungo il viale, che poi a #Cip lo chiamano la piazza, che se volete sapere perché leggete Testa, mani e cuore.
Ancora 4 ore di lavoro, cominciamo a carburare, succede sempre così, le idee migliori ti vengono alla fine, Rocco disegna e salva e propone e aggiusta e risalva perché io nel frattempo mi sono dimenticato di una cosa e bisogna rifare la tabella da capo.
Alle 10.20 a.m. mangiamo un pasticcino, alle 12.10 copio i file sul mio mac, pago la pensione, saliamo in macchina, ci diciamo come procediamo che il lavoro non è mica finito e alle 13 in punto sono in stazione.
Saluti e gratitudine. Tanta. Sincera. Ci ritorno presto a #Cip. Ancora devo andare via e già mi manca.
p. s.
L’Intercity è arrivato a Napoli in perfetto orario. Miracolo. Miracolo.