cittadini per sé
Siamo sangue e link. Oggi più che mai è la nostra capacità di connetterci con altri – come noi e diversi da noi -, a definire la qualità delle nostre vite.
Con un omaggio alla distinzione tra classe operaia in sé e per sé operata da Carlo Marx e riformulata da Antonio Gramsci negli anni del carcere, si potrebbe dire che al tempo di internet non basta essere cittadini in sé, ma bisogna essere, sentirsi, diventare, cittadini per sé, possedere cioè una concezione e una consapevolezza alta dei diritti e dei doveri della cittadinanza. Se, come scrive Bauman “un punto possibile di approdo può essere quello di tornare a dare valore all’agorà greca, arrestando la sua privatizzazione e spoliticizzazione e riprendendo il discorso sul bene comune”, un primo passo nella direzione giusta potrebbe essere quello che, con il sostegno delle nostre idee e delle nostre azioni, ci porta, con altri, a riprogettare e ricostruire ponti verso il futuro.
La comunità del #lavorobenfatto, con le sue leggi e le sue speranze, vuole essere un passo in questa direzione.
Come dite? Più facile a dirsi che a farsi? Sono d’accordo. Ma resta il fatto che la scelta di non tirarsi indietro, di rinunciare ad ogni alibi o giustificazione di carattere culturale, economico, sociale, di rispettare sempre e comunque (a prescindere) le regole del #lavorobenfatto, non è solo una questione di sensibilità, di civiltà, di giustizia, è anche – prima di tutto? -, una questione di razionalità, di convenienza, di interesse.
L’interesse di chi sa che in un mondo tanto interdipendente sarà sempre più necessario fare le cose per bene. Sempre. Senza aspettarsi per questo un premio o una ricompensa. Solo perché è così che si fa.
Proprio così: condividere prima di tutto un modo di fare. Vale nei mondi fatti di piccole cose e in quelli fatti di cose grandi. Vale se devi lavare la tazzina del caffè o devi cucinare la pasta e fagioli. Se devi pulire una stanza d’ospedale o una strada. Se devi dirigere una scuola o una fabbrica. Se devi progettare un centro direzionale o rammendare un calzino. Se devi scrivere un articolo o costruire un ponte. Se devi tenere una lezione all’università o guidare il bus.
Si, è prima di tutto una questione di interesse, di responsabilità, di consapevolezza. L’interesse di chi non intende fare a meno dello streben, l’agire e tendere alla meta, che consente a Faust di salvarsi. La responsabilità di chi sa che il ponte costruito male crolla e il bus guidato male finisce fuori strada. La consapevolezza di chi sente che è difficile e però anche facile, perché funziona proprio come nelle città del #lavorobenfatto, ognuno fa bene quello che deve fare e tutti vivono meglio.