Contro le frodi nella scuola
Presentato dall’Unesco il rapporto “Corrupt schools, corrupt universities: What can be done”
La notizia non è di quelle che fanno stare allegri: l’illegalità nell’ambito del settore educativo è un diffuso fenomeno di portata mondiale.
Ad affermarlo, sulla base di un lavoro di ricerca (durato diversi anni e condotto in oltre 60 paesi su fonti dei diversi ministeri, delle agenzie di sviluppo e degli istituti di ricerca nazionali) sui temi dell’etica e della corruzione nei sistemi educativi di tutto il mondo, sono Jacques Hallak e Muriel Poisson nel rapporto “Corrupt schools, corrupt universities: What can be done”, realizzato dall’International Institute for Educational Planning (IIEP) dell’UNESCO e presentato esattamente una settimana fa a Parigi.
L’armamentario di illegalità riscontrate, e che gli autori elencano a pagina 30, in quello che con (forse) involontario sarcasmo definiscono breve glossario è davvero esemplificativo: bustarelle, tangenti, criteri legali stravolti e non rispettati, diversione, uso illegale e furto di denaro pubblico, appropriazione indebita, favoritismo, frodi, lavoratori fantasmi, nepotismo, tasse di registro illegali, falsi diplomi, gare d’appalto truccate. E come se non bastasse le false università che promettono falsi diplomi su internet passati da 200 a 800 tra il 2000 e il 2004.
Come ha sottolineato il Direttore Generale dell’Unesco, Koïchiro Matsuura, si tratta di un fenomeno che non solo ha un costo che può essere stimato in miliardi di dollari, ma indebolisce seriamente e avario livello gli sforzi per assicurare a tutti, a ogni età e in ogni parte del mondo la possibilità di studiare.
Come combattere il fenomeno?
Gli autori, non a caso tra gli ideatori dell’edizione internazionale dell’Università d’estate “Trasparenza, responsabilità e misure di contrasto alla corruzione nel campo dell’educazione”, alla quale stanno partecipando (dal 6 al 15 giugno) alti funzionari e rappresentanti della società civile di più di 20 paesi, propongono una vasta griglia di raccomandazioni e suggerimenti, a partire da:
stabilire norme chiare, regolamenti e procedure trasparenti;
adottare politiche mirate a definire le responsabilità dei differenti stakeholders in merito alla allocazione, alla distribuzione e all’uso delle risorse educative;
migliorare la gestione, l’aspetto contabile, il monitoraggio e la capacità di ascolto verso lo staff amministrativo e gli altri stakeholders, (associazioni dei genitori, insegnanti, organizzazioni della società civile, ecc.);
permettere l’accesso all’informazione per costruire partecipazione, proprietà e controllo sociale. Le scuole devono essere sufficientemente informate non solo per rilevare (cioè per accorgersi) delle frodi, ma per esercitare il diritto di proposta nella definizione delle scelte.