Coppi e Bartali
Il fatto che nella fase attuale le “fabbriche” che producono identità siano decisamente in crisi determina insomma effetti significativi sul terreno culturale, economico, politico, sociale. Sapendo chi siamo, avendo un’identità riconoscibile, abbiamo ad esempio più ragioni e motivazioni a competere, quale che sia l’esito, nell’arena democratica.
La difficoltà di riconoscersi in quanto componenti di comunità stabili, in una fase in cui le agenzie che tradizionalmente assicuravano identità di lunga durata vivono una crisi per molti aspetti strutturale, determina al contrario un indebolimento delle appartenenze e ciò fa sì che diventi sempre più difficile impiantare rapporti umani duraturi, condividere obiettivi di lungo termine, riconoscerci stabilmente nella durata e dire, per questo, di essere con altri. Non è dunque un caso che a questa contrazione del futuro sul presente sia connessa la produzione di solitudine, dato che quando abbiamo una storia solida alle spalle e molto futuro davanti disponiamo per ciò stesso di risorse da condividere con altri.
Il fatto di potersi dichiarare seguaci di Bartali o di Coppi, del Partito Comunista o della Democrazia Cristiana, del Napoli o dell’Internazionale, e potersi riconoscere per ciò stesso all’interno di comunità formati da tanti, come noi, comunisti, democristiani, seguaci di Bartali e del Napoli e così via discorrendo, non è insomma soltanto un modo per dichiarare la propria fede politica o sportiva, ma anche uno straordinario strumento di costruzione di identità e, allo stesso tempo, un potente antidoto alla produzione di solitudine involontaria.
Non a caso, ogni qualvolta vengono recise le radici con il nostro passato e le strade verso il futuro diventano più strette, si riducono drasticamente anche le possibilità di connetterci con altri e ci sentiamo più soli.