Dampyr a Palermo, tra qanat e nà kapata
Forse ve l’ho detto già che sono anche un vecchio napoletano superstizioso. O forse ve lo sto dicendo adesso. Ma vi assicuro che quando stamane mi sono accorto che il numero di settembre di Dampyr, il fumetto edito dal mitico Sergio Bonelli che ha preso nel mio cuore il posto di Dylan Dog che aveva preso il posto di Tex Willer (naturalmente non tutto il posto, solo il primo posto), è ambientato a Palermo, non vi nascondo che ho provato un attimo di sincera felicità. Enakapata e Dampyr nello stesso mese a Palermo. Buon segno. Direi ottimo. E poi come ogni volta accade con le storie di Dampyr si imparano un sacco di piccole, grandi cose.
Ad esempio tutto le volte che sono stato a Palermo nessuno mi aveva mai parlato dei qanat: “costruiti dagli arabi con tecniche proprie dei persiani, sono delle strette gallerie sotterranee scavate dai muqanni, “maestri d’acqua”, con delle semplici zappette”. Continuo? Non sapevo che i regali ai bambini non arrivano a Santa Lucia né a Natale ma nel giorno dei morti. Nè che nella lingua palermitana il verbo declinato al futuro non esiste.
Sapete che vi dico? Chiamo il mio amico Antonio Riolo e gli chiedo se trova il modo di farci farci fare un giro nel qanad del gesuitico basso, che pare sia il più bello e il più facile da visitare.
Dite che sono esagerato? Che Antonio ha già fatto tanto per la presentazione di Enakapata a Palermo? Ma no. I siciliani in quanto ad ospitalità non temono confronti. Io comunque ci provo. Nel caso vi faccio sapere.