Uno, doje, tre e quattro e Grace
“Scrivo perchè io sono quello che scrivo e scrivo quello che sono”.
“Dite che se il libro è bello lo dovete decidere voi? Assolutamente vero. Ma solo dopo che lo abbiamo deciso noi, perchè un libro che non è bello prima di tutto per chi lo scrive è un libro senza speranze. Di più, non è neanche un libro, è carta stampata”.
Io, lettrice, ho deciso. Il libro è bello. Sono di parte lo ammetto, perchè Vincenzo e Daniele sono miei @mici di Facebook e non mi perdo una riga dei loro blog, ma che importa, non faccio recensioni di professione io, quindi scriverò quello che mi pare. Il libro mi piace. Punto.
Quattro persone si sono conosciute su un social network e hanno fatto un esperimento da cui viene fuori la passione semplice per la vita.
Passione semplice per la vita di quattro persone semplici e dirette, ecco cos’è Uno, doje, tre e quattro.
Carmela “la carnale”, non me ne vogliano gli altri tre moschettieri, ma è la mia preferita, non c’è pagina scritta da lei in cui non abbia ritrovato qualcosa di me.
Daniele “il nordico”, il poeta dall’animo gentile che connessione dopo connessione senza saperlo mi ha convinta a prestare più attenzione alla poesia.
Vincenzo “il leggero” e i suoi ricordi d’infanzia, il suo modo di porsi domande e darsi subito le risposte, da solo, quando e se le trova.
Viviana “la vivace”, con lei mi sono proprio divertita, da non perdere il suo tautogramma Poveri Piccioncini ovvero Romeo e Giulietta in P, pippipurrà!
Nessuno di loro dice cose veramente nuove, nessuno di loro fa grandi rivelazioni esistenziali, semplicemente si raccontano. Ed è impossibile non ritrovare in ciascuno di loro qualcosa che ci appartiene e che ci accomuna.
E’ un libro che tutti i web-scettici dovrebbero leggere, magari i detrattori della rete comincerebbero a pensare che fra chi passa un po’ del proprio tempo on line, c’è anche chi lo fa non perchè è sfigato, frustrato e insoddisfatto della propria vita, ma perchè la propria vita vuole arricchirla e che una volta spento il pc si ritrova con un bagaglio di esperienze ben più vasto e una visione del mondo ben più “reale” di quanto si possa immaginare.
Se poi qualcuno si chiede come sia possibile allacciare rapporti umani con persone così distanti e irreali la risposta la fornisce Daniele: “Non siamo noi stessi i nostri pensieri? Non siamo anime che si sfiorano? Si d’accordo, guardarsi, sfiorarsi, toccarsi, stringersi le mani, darsi una pacca sulla spalla sono cose che non si possono fare attraveso il computer.
Ma le anime … quelle si che si abbracciano.