Una giornata particolare
5.30 a.m.
Inutile stare ancora a rigirarsi da una parte e dall’altra, la nottata è stata partcolarmente travagliata, prima o dopo ci riuscirò a non farci più caso, tanto vale fare le cose con calma, ma sì, persino con lentezza, l’appuntamento con Alessio e Cinzia è alle 8.15 a Campi Flegrei, non c’è fretta.
6.20 a.m.
Denti, doccia, una botta ma proprio solo una botta con il phone, i capelli super corti sono mitici, jeans, maglietta e scarpe, le scale che mi portano giù fino al corso, il bar, cornetto pasta sfoglia crema e amarena e poi la madre di tutti i caffé, come ogni mattina, chiacchiere cortesi con il barista, due minuti al tavolino giusto il tempo di una partita a dama con l’i-phone, funicolare in salita, scale sempre scale fortissimamente scale, perché sì, abito in un posto meraviglioso ma solo fino a quando gli dei dellle gambe continueranno a vegliare su di me, e sono a casa again.
7.05 a.m.
Denti, via la maglietta, messa su la camicia e anche la giacca, 6 copie di Rione Sanità e una di Bella Napoli nello zaino e si parte, prima tappa La Feltrinelli Express della Stazione Centrale, compro altre 6 copie di Rione Sanità, 5 le porterà Cinzia, la sera abbiamo una presentazione a Marcianise e speriamo di venderne un pò. Sì, non ve l’ho detto ancora, ma i nostri amici Caterina Vesta, Umberto Riccio, Vera Tartaglione, con l’associazione Amici del Libro, in occasione della Festa dei Lettori hanno organizzato per la mattina un incontro con le studentesse (ci sarà anche uno studente uno, Michele) dell’ISISS G.B. Novelli di Marcianise, per il primo pomeriggio la lettura recitate da alcune pagine di Pinocchio a cura della compagnia teatrale Personae, a seguire la presentazione di Rione Sanità in collaborazione con l’Associazione Progreditur e la Pro Loco Marcianisana.
8.19 a.m.
Arrivo a Campi Flegrei con qualche minuto di ritardo, ma per una volta la colpa non è della metropolitana. È che alla Feltrinelli Express ho perso tempo per la mia carta di credito che si è smagnetizzata, io che mi sono innervosito un bel po’ al pensiero di cominciare la settimana in banca, sì mi sono sentito molto vicino ad Angelo M., uno dei protagonisti di Bella Napoli, quasi mi venivano i brufoli sulle braccia per il disappunto. Della serie anche gli impicci non vengono da soli mi sono dimenticato di tirare fuori la mia tessere Feltrinelli e mi sono perso anche lo sconto, anzi no, perché la cassiera, molto gentile, dopo aver chiesto le autorizzazioni del caso ha annullato l’operazione di pagamento precedente e mi ha fatto pagare di nuovo caricandomi i punti sulla carta. Ora voi direte “mamma mia come sei pignolo” e invece no, è che mi da molto fastidio fare tardi e sto spiegando perché è successo. Infatti Alessio ci ha provato a farmi notare il ritardo, sperava di rifarsi delle mezzora di ritardo che fa lui, e invece no, anche perché Cinzia non era ancora arrivata. In realtà abbiamo fatto in tempo a farcela una bella risata, lui che protestava perché non è vero che fa tardi anzi è molto preciso, ma è durata neanche un minuto, il tempo che la Toyota Aygo di qualunque colore purché fosse nera ha voltato l’angolo e siamo saliti.
9.10 a.m., minuto più minuto meno
Siamo a Marcianise, bisogna scegliere il bar per fare colazione. “Ecco fermiamoci qui”, “no-oo, troppo modello discoteca”; “proviamo qui”, “non c’è posto per parcheggiare”; “ecco, guarda quello sulla sinistra”, “è chiuso”, “questo ha il caffè Passalacqua, non voglio sapere niente, ci fermiamo qui”, “va bene va bene, tanto bisogna fare sempre come dici tu”. Azz., sempre come dico io, lasciamo perdere va, che è meglio. Entriamo, e alla macchina del caffè c’è il mio amico F., ci siamo conosciuti più di 25 anni fa al Bar Mexico, alla Ferrovia, incredibile. Abbracci, strette di mano, “che ci fai qua”, “che ci fai tu”, “due cornetti, due caffè e una spremuta di arancia”. Sì, Alessio non ha voluto niente da mangiare, “ho già fatto colazione”, “anche io – gli dico”, “si ma tu sei un caso a parte”. Cinzia un po’ mangia, un po’ ridacchia, un po’ sorseggia il caffè.
9.50 a.m.
Siamo a scuola, a riceverci Caterina Vesta, la prof . mia amica che ideato e diretto l’iniziativa a scuola. Alessio si è portato macchina fotografica – cinepresa, cavalletto, varie ed eventuali, l’evento merita, e poi secondo lui per imparare a fare bene una cosa la devi fare, non la puoi solo studiare. Dite che ha ragione?, lo penso anche io, Cinzia poi su queste cose qua è capace di parlare giornate intere, ma oggi siamo qui per Bella Napoli e perciò non tergiversiamo.
Caterina ci presenta la Preside (sì, dirigente scolastico non mi piace, sa troppo di impresa, e la scuola per me non è un’impresa, e per voi?), a lei tra qualche minuto toccherà introdurre la discussione e lo farà con parole e concetti non banali, tenendo insieme il valore della lettura, il valore della cultura e il valore del lavoro.
Nel frattempo l’aula si è riempita di ragazze, le sedie non bastano, mi prende un’emozione forte, il vantaggio dell’età è che si riesce a gestirla, in parte, poi ci pensa Caterina a mettermi a mio agio, a ritornare sul percorso che ci ha portato i ragazzi, lei, mi, qui ora: la lettura di Bella Napoli durante le vacanze estive, la discussione in classe, la ricerca degli articoli della Costituzione che parla del lavoro, a partire dall’Art. 1., l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, una delle domande non a caso riguarderà questo punto e la poco coerenza tra quello che c’è scritto nella Costituzione e la realtà, l’indicazione di scegliere una delle storie che compongono il libro e di riassumerla, poi di commentare il libro nel suo complesso, infine di cercare in famiglia, tra gli amici, i conoscenti, storie di persone che si sono particolarmente distinte per il loro attaccamento al lavoro, e di fare tutto questo cercando di tirare fuori ciò che ciascuna di loro veramente pensa.
Propongo di soffermarci ancora su questo percorso e di farlo con un esempio, quello di Luisa B., classe quarta, che ha scelto di riassumere la storia di Emma F., ha scritto il suo commento, ha scritto la domanda che mi voleva fare e soprattutto ha scritto una pagina e mezza di foglio protocollo su Domenico B., suo padre, sul suo rapporto con il lavoro. Un pezzetto piccolo ve lo voglio far leggere, quello dove Luisa scrive “Mio padre ha cominciato a lavorare molto piccolo, essendo nato negli anni 70, dove le famiglie in genere erano molto numerose e i soldi non bastavano per sfamare tutti. Infatti lui è il penultimo di nove figli, mio nonno e mia nonna già facevano molti sacrifici lavorando nei campi. Posso dire che a causa di queste condizioni ha fatto moti sforzi per gestire al meglio sia il lavoro che la scuola, perché non è che lavorando ha abbandonato gli studi, questo no. Comunque ha lavorato fin da quando aveva 11 anni, la mattina andava a scuola e il pomeriggio a lavorare nei campi. In seguito ha trovato altri lavori, facendo un po’ di tutto, come il meccanico, ha fatto il tabacco, ma solo per poco tempo, perché già allora c’era molta difficoltà a trovare un lavoro stabile”.
Mi fermo qui, anzi no, perché vi devo dire ancora tre cose: la prima è che la storia di Luisa, come tutte le altre, prima o dopo le pubblicherò su questo blog; la seconda è che questa storia non l’ho scelta per un motivo particolare, più bella, più appassionante, più qualcosa, ma soltanto perché è la prima del fascicolo fotocopiato che custodisco gelosamente a casa mia; la terza è che come molti di voi sanno un lavoro del genere ha un valore culturale e pedagogico enorme, permette a queste ragazze che sono investite ogni giorno da storie di veline e compagnia bella, anzi brutta, di riflettere sulla fatica, sull’impegno, sulle persone che hanno intorno, sui sacrifici che sono necessari perché loro possano vivere con decoro, avere una vita migliore di quella avuta dai genitori, avere più opportunità, poter studiare invece che lavorare a 11 anni. Una volta il mio amico Luca De Biase ha scrritto che ci sono insegnati che sono degli eroi, io dico degli eroi normali, non aggiungo altro, Caterina è mia amica, il peggio che posso fare è mettermi qui a farle mille complimenti.
0.10 p.m.
Sto mettendo la firma e scrivendo qualche parola sulle copie del libro delle ragazze. Sono stravolto dalla fatica e dall’emozione, Cinzia, Caterina e Alessio mi prenderanno in giro per tutto il resto della giornata, ma va bene così.
6.10 p.m.
In parte mi sento in colpa e in parte no. Mi sento in colpa perché la lettura di Pinocchio non sono riuscito a seguirla come meritava, un po’ il caldo, un po’ la mia difficoltà a ritrovare concentrazione, un po’ una zanzara che a un certo punto ha cominciato a mangiarmi le caviglie. Io lo so come ci si sente quando una fa una cosa a cui tiene e intorno non vede l’attenzione necessaria, chiedo scusa agli amici della Compagnia Personae, giuro che non l’ho fatto apposta. Non mi sento in colpa perché caldo faceva caldo davvero, perché la zanzara è stata veramente una carogna, perché sono un essere umano consapevole che da lì a due ore avrebbe dovuto presentare un libro mentre le cosa che desiderava fare di più era tornarsene a casa e dormire.
Comunque adesso tutto questo è alle nostre spalle, siamo nella sede dell’Associazione Progreditur, di fronte a noi l’attesa delle persone è più per la partita del Napoli che per il libro, il presidente dell’Associazione ci saluta con grande cortesia e disponibilità, ma sarei falso se non dicessi che le condizioni per scoraggiarsi erano di gran lunga maggiori di quelle incoraggianti. E invece no, faccio un cenno di intesa con Cinzia, Caterina ancora una volta ci aiuta con la sua introduzione, poi ormai abbiamo il format che abbiamo lanciato a Sorrento, Cinzia racconta il libro, lei ci ha lavorato da pazzi ed è giusto che sia al centro della ribalta, io leggo qualche pagina, anche se stasera dico anche qualche cosa per introdurre la lettura.
Eccolì là, Ernesto Albenese e Padre Antonio Loffredo, la cooperativa La Paranza e La Sanitansamble, Elena Guidotti Della Valle e Vincenzo Pirozzi, Le Catacombe di San Gennaro e il Cimitero delle Fontanelle, la chiesa di Santa Maria La Sanità e il palazzo dello Spagnolo che si materializzano davanti ai nostri occhi, Cinzia ce li fa vedere, ce li fa toccare, a un certo punto quando dice “venite a visitarle le Catacombe, sono bellissime” una persona dalla sale le risponde orgoglioso “già fatto, io ci sono stato”. Sì, è stato un successone, abbiamo venduto quasi tutte le copie del libro che avevamo con noi, mi hanno chiesto anche 2 copie di Bella Napoli, peccato che non ce le avevo, però ho detto a Caterina che gliele faccio avere, poi magari mi aiuta lei.
8.50 p.m
Sono a casa. Il viaggio di ritorno è stato sereno, gioioso, divertente, a parte Alessio che fremeva perché aveva appuntamento per la partita del Napoli. Accendo il mio Mac, clicco su facebook, 10 studentesse si Caterina mi hanno chiesto l’amicizia, sono contento, penso “certo che sono davvero una persona fortunata” ma questo ve l’ho raccontato già, stanotte ho dormito una bellezza. Dite che è la stanchezza? Non sono d’accordo, penso di più perché ero troppo contento.