Innovazione e sviluppo. Appunti di viaggio
Si chiama Philippe de Taxis du Poët. È a capo del settore ricerca ed innovazione della Delegazione della Commissione Europea in Giappone. E ci racconta tante cose interessanti. Come quelle che potete leggere di seguito.
Il principale gap in Europa è la mancanza di investimenti privati in ricerca rispetto al Giappone o agli USA. Il Giappone investe in scienza e tecnologia più del 3,6 del PIL (in Europa la media è del 2%, in Italia ancora meno). E per l’80% si tratta di finanziamenti privati (il 63% dall’industria).
E poi rispetto a 5 o 10 anni fa oggi è praticamente impossibile, persino per gli USA, essere competitivi a livello globale senza cooperazione internazionale.
Oggi in California, alle giovani start-up che cercano di essere finanziate dai venture capitalist, vengono fatte tre domande: “quale è il tuo business plan?”, “quale è il tuo management plan?”, “quale è il tuo piano in termini di collaborazioni internazionali?”. E anche qui in Giappone la sfida è riuscire ad avere una maggiore cooperazione internazionale, una maggiore flessibilità nel sistema.
Per questo non basta dire, come l’Europa ha fatto troppo spesso nel passato, noi siamo aperti, se c’è qualcuno nel mondo che è interessato venga pure. Sono necessari comportamenti proattivi. Per dire ad esempio al Giappone che possiamo fare le cose insieme ed avere una situazione cooperativa di tipo win win. Ognuno può vincere. Una cooperazione di questo tipo è possibile non solo in Europa ma in tutto il mondo.
Il sistema americano cerca di attrarre lì i cervelli migliori. Ma ciò è positivo per loro ma non per gli altri paesi. Perché c’è un vincitore, gli USA, e ci sono dei perdenti. Questo non è quello che stiamo cercando di fare noi europei. Il nostro è una sorta di “approccio sandwich” che mira a fare in modo, ad esempio, che gli scienziati italiani abbiano esperienze in Francia, in USA, in Giappone. E che quelli di questi paesi vengano anche in Italia. Vogliamo attrarre in Europa più studenti e ricercatori giapponesi. È la circolazione dei cervelli, che è cosa ben diversa dalla fuga o dallo spreco. Perché l’Europa non è solo un grande mercato ma anche una grande potenza scientifica.