Knowledge Management

Vedi anche
APPRENDIMENTO ORGANIZZATIVO – B.P.R. – GESTIONE DELLA CONOSCENZA AZIENDALE – KNOWLEDGE MANAGEMENT SYSTEMS

Concetti e parole chiave
Condivisione della conoscenza – Dato, informazione, conoscenza, saggezza – Filosofia della collaborazione

Spiegazione
Non esiste un’unica e conclusiva definizione di K.M.
In senso lato, il concetto é rintracciabile fin dall’antichità e si riferisce alla preservazione e alla condivisione della conoscenza mentre al tempo della rivoluzione digitale crea spesso aspettative troppo mirabolanti per essere sempre vere: essere connessi con partner, clienti, dipendenti per condividerne le conoscenze; fornire le proprie conoscenze a clienti, partner, dipendenti; disporre di procedure e strumenti per sistematizzare le conoscenze; incorporare le conoscenze nei processi aziendali; rielaborare continuamente le norme aziendali in base alle conoscenze.
Più realisticamente, si può affermare che la non banale consapevolezza del fatto che avere a disposizione delle conoscenze non significa automaticamente saperle usare per i nostri fini, rende semplicemente più importante questo filone di ricerca teorica e applicativa che mira a sviluppare il ciclo della conoscenza all’interno di una comunità di pratica o d’apprendimento tramite strumenti e tecnologie dell’informazione.
In ogni caso, quando nella seconda metà degli anni 80 Karl Wiig enuncia i principi del K.M. molte grandi aziende, soprattutto multinazionali, mostrano subito un forte interesse verso questa teoria che si propone un obiettivo decisamente pragmatico: esplicitare e mettere in comune dati (grezzi), informazione (dati selezionati e organizzati per essere comunicati), conoscenza (informazione rielaborata e applicata alla pratica), saggezza (conoscenza distillata dall’intuizione e dall’esperienza) che ogni componente ha maturato nel corso del suo percorso professionale per migliorare l’efficienza dei gruppi collaborativi (la piramide è la figura geometrica utilizzata per rappresentare il concetto).
I primi investimenti si concentrano soprattutto sullo sviluppo dei mezzi per rendere veloce e semplice l’archiviazione, la descrizione e la comunicazione di dati e informazioni. E’ la cosiddetta prima fase, la first generation, che si riferisce alla mera gestione dell’informazione e tende a ridurre il K.M. alla sua componente strumentale, l’information technology, che é fondamentale ma non ne esaurisce le potenzialità dato che il ciclo della conoscenza non si limita alla trasmissione di dati e informazioni.
La seconda fase del KM (condivisione della conoscenza) si focalizza infatti sulle modalità attraverso le quali le conoscenze professionali di ogni specifico componente dell’organizzazione possono essere messe al servizio di tutta l’azienda e per questa via il KM acquista il carattere di vera e propria filosofia della collaborazione e della condivisione della conoscenza negli ambienti di lavoro.
Dato questo contesto, è utile aggiungere che le linee guida del KM sono domandarsi perché prima ancora di come, conoscere facendo ma anche insegnando ad altri, privilegiare l’azione piuttosto che concetti e piani formalmente ineccepibili, considerare l’errore una componente ineliminabile dell’azione, eliminare la paura perché impedisce di convertire la conoscenza in azione, combattere la competizione, conoscere il contesto, capire come può sostenere i propri progetti, convertire tale conoscenza in azione, comprendere come le aziende leader allocano tempo e risorse. E che i nuovi sistemi di KM si concentrano sull’e-learning, studiano metodi per esplicitare la conoscenza tacita e per la favorire la creatività.

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