Ci voleva
Valeria l’ho avvistata su Skype ieri sera. Era nella casa di Aux en Provence. Da poco di ritorno da Marsiglia. Detto che se ancora non sapete chi è Valeria e cosa ci fa a Aux en Provence lo potete leggere qui, aggiungo che con questo amore di ragazza è sempre un piacere fare quattro chiacchiere.
Gli occhi luminosi, il sorriso dolce, mi ha raccontato dei suoi studi, delle tante piccole grandi incombenze che chi si trova nella sua situazione deve ogni giorno affrontare, dell’atteso, imminente trasloco nella nuova casa.
Poi siamo finiti a parlare di lui, Moretti il giovane. Mi ha detto di avergli scritto una mail, anche perché lui non si era ancora fatto vivo. Da parte mia nessuna meraviglia, of course. Perché se è vero che il tipo è solo un falso sprucido è altrettanto vero che la finzione gli riesce alla grande. Se poi ci aggiungete che in queste settimane è stato impegnato in un doloroso conflitto, ancora non del tutto risolto, con un dente del giudizio e in un inedito coinvolgente rapporto con il suo nuovo, anzi primo, lavoro, capite bene che il tempo per scrivere a Valeria proprio non lo poteva trovare.
A proposito del lavoro di Moretti il giovane. Sapete qual’è stato il commento di Valeria? Zio, ci voleva.
È proprio vero. Ci voleva. Sarà per questo che da una settimana sono sempre contento anche se il Milan vince a Madrid e la Juve sembra non morire mai. Ci voleva. Sicuramente per la madre e per me. Forse per il fratello. Soprattutto per lui.
In questo mondo di pacchi e veline si fa fatica a pensarlo. Ma il lavoro è un valore. Un diritto. Un’occasione importante di crescita.
Valeria lo sa. Mi ha detto che l’amica che l’ha ospitata a Marsiglia è una sociologa, che le hanno offerto un dottorato, che sembra avviata verso una bella carriera.
Zio, queste cose qui in Francia accadono ancora, ha aggiunto raggiante. E in Italia?