Caro Vincenzo ti scrivo
Vi ricordate la mia Lettera a una professoressa? Mariagiovanna Ferrante ha risposto. Stasera passo per la Feltrinelli, prendo 25 copie di Bella Napoli e domani partiranno per Nola, destinazione Liceo Classico Giosué Carducci. Posso dire che sono contento? Che già mi emoziono al pensiero di queste ragazze e questi ragazzi che leggeranno il mio libro, e poi ne parleranno con me, e poi magari scriveranno anche loro una storia di lavoro, di passione e di rispetto? Non sono contento, sono felice, oltre naturalmente che grato a Giovanna, alle/ai suoi colleghe/i, al dirigente scolastico Francesco Sepe, alle ragazze e ai ragazzi della V° C che hanno pensato potesse essere interessante fare questo percorso con le loro insegnanti. Basta, mi fermo qui, che domani a Castel San Giorgio sarà un’altra bella giornata ed è meglio non emozionarsi troppo. Sì, io me ne vado, ma voi non vi perdete il racconto di Mariagiovanna.
di Mariagiovanna Ferrante
In questo nuovo anno scolastico iniziato, per noi precari, decisamente in ritardo, mi sono ritrovata a gestire anche l’insegnamento di Geostoria, una sorta di “crasi” tra Storia e Geografia che, purtroppo, rischia di diventare né carne né pesce, complice il fatto che anche i testi in circolazione non sono poi così soddisfacenti, essendo a loro volta vittima di una riduzione degli argomenti sempre più impietosa, secondo quanto stabilito dai nuovi programmi, il tutto in contraddizione con gli obiettivi che vengono indicati dallo stesso ministero. Insomma una confusione, che dico, una tristezza. Giorno dopo giorno cerchiamo perciò di integrare la lezione con notizie più interessanti rispetto alla striminzita trattazione delle singole unità didattiche, di operare collegamenti tra le due discipline “accorpate,” di lavorare su entrambe contemporaneamente per cercare di facilitare tanto l’apprendimento quanto l’insegnamento.
E l’educazione civica? Non che prima chissà quanto ce ne fosse, ma è evidente che non adesso sembra non esserci più spazio, stritolata com’è in sole tre ore settimanali tra due discipline che non è poi così facile insegnare, visto che l’apprendimento mnemonico lascia il tempo che trova.
Proprio così, è stato proprio pensando alla triste sorte dell’educazione civica che ho riflettuto sul fatto che educazione civica è anche attenzione verso la società e verso il territorio a cui apparteniamo, rispetto per e persone, per la legalità e le regole, dignità del lavoro e di chi lavora. È vero, mi sono detta, anche se in troppi se ne dimenticano, l’esplicito riferimento al lavoro nell’art. 1 della nostra Costituzione non è per stato messo lì tanto per caso, ed è cosi che si è fatto strada nella mia mente il libro di Vincenzo Moretti, Bella Napoli.
Dato che, leggendolo, emergono, intorno alle persone e al loro lavoro, temi che vanno dal microcosmo dell’esperienza personale al macrocosmo dei problemi sociali, mi sono detta: “Perché no?”, e così ho esposto la mia idea prima alla coordinatrice di classe, la collega Maria Carolina Campone, e poi al Dirigente Scolastico Francesco Sepe, subito dopo.
Qual è l’idea? Quella di far leggere le storie raccontate da Vincenzo ai miei studenti di Quinta e invitare l’autore a discuterne con loro, in un giorno di lezione. Sono stata invitata a presentare la proposta in consiglio di classe, cosa che ho fatto, non senza aver fatto prima un “passaggio” con i ragazzi, sondando il terreno per verificare se la cosa destava il loro interesse.
Come è finita? È finita che avendo incontrato positive aperture da parte di tutti, dirigente, colleghi, studenti, consiglio di classe e avuta la conferma che l’iniziativa poteva partire ho telefonato al “Prof.”, chiedendogli di procurarmi le copie necessarie.
Dove ci porterà tutto questo? Non lo so. Dentro di me sono però molto fiduciosa. Prometto che vi tengo aggiornati.