Questioni di Merito
Il riconoscimento sociale di ciò che le persone sanno e sanno fare è una componente essenziale del senso profondo di autostima delle persone e dei processi di costruzione di senso delle organizzazioni.
E invece basta guardare alle cover e ai titoli dei principali settimanali e tabloid, ai contenuti dei format televisivi di maggiore ascolto, ai cacciatori di celebrità formato cluster da 15 secondi, al popolo dei quiz pronto a indovinare il numero di lenticchie contenute in un vasetto, ai day trading orfani della edeologia di internet per rendersi conto che essere ricchi è bello, dà prestigio, riconoscimento sociale, niente di paragonabile con la fatica di chi ha un lavoro o un impiego, svolge una professione, scrive un articolo o un libro, dipinge un quadro.
In realtà l’apologia della ricchezza non rende meno diffusa «la sensazione di essere risucchiati da un vortice in cui tutte le realtà e tutti i valori sono annullati, esplosi, decomposti e ricombinati; un’incertezza di fondo riguardo a cosa sia fondamentale, a cosa sia prezioso, persino a cosa sia reale».
Si può fare di più. Dando valore al merito. Riducendo le disuguaglianze che trovano la loro origine nell’organizzazione sociale.
Idea difficile, in particolar modo nel nostro Paese. Ma essere consapevoli che «far sorgere il merito nella società italiana non è compito facile», che «i due valori essenziali del merito, responsabilizzazione degli individui sulle proprie azioni e pari opportunità, sono da noi sostituiti da valori di solidarietà acritica e permissività lassista» non vuol dire rinunciare alla possibilità, al compito, all’urgenza di affermare il valore del merito, di assegnare un punteggio elevato al piacere, a ogni livello, di fare le cose per bene perché è così che si fa.
Tutto questo suggerisce almeno tre questioni ulteriori, che possiamo riferire all’organizzazione del talento, alla qualificazione del sistema educativo, all’individuazione delle strategie e delle azioni atte a garantire a ciascuno eguali opportunità nell’espressione e nella valorizzazione del proprio talento per tutto l’arco della vita.
Ci piace pensare al merito non solo come a un fondamentale indicatore delle abilità-capacità delle persone o della qualità e dell’efficacia della loro azione, ma anche come a un valore, un punto di riferimento fondamentale nella definizione di strategie volte a superare squilibri e divisioni, a definire le regole di società più giuste perché in grado, per l’appunto, di tutelare le capacità delle persone di realizzare i propri progetti di vita sulla base delle chance che si presentano loro sotto forma di diritti e di risorse, di legami sociali, di abilitazioni (il numero di capacità di cui ciascuna persona può concretamente disporre).
Il merito come trait d’union tra soggetto e struttura, tra individuo e organizzazione.