Napoli, 17 marzo 2009
Sono 2 mesi che abbiamo presentato il libro a Napoli. Fino a quando il mio amico Carninci non scopre la maniera per recuperare l’elasticità e dunque l’efficienza del mio cervello (lo so che lui lavora per il cervello di tutti, ma intanto io mi guardo il mio) mi tocca coccolare la mia poca memoria. In questi casi lo faccio con piacere. Lei quasi lo avverte. E mi regala le 10 cose 10 che (ancora) non ho dimenticato:
l’attività di amici e parenti per la buona riuscita dell’evento; ammetto di aver avuto la sensazione di esagerare quando ho visto che non mi rispondevano al telefono e mi evitavano per strada, ma non ho avuto pietà;
la sala eventi de la Feltrinelli Libri e Musica di p.zza dei Martiri piena piena piena di facce conosciute e no; a fare la differenza con le altre volte sono i tanti amici di Luca ma io per intanto mi compiaccio con me stesso di non aver avuto pietà;
il momento di panico, quello che non manca mai e rischia creare l’incidente ancora prima di cominciare; non ricordo più come e perché è successo, ma ricordo bene che c’è stato e che mi ha procurato un disturbo all’occhio sinistro che è andato via solo due giorni dopo;
i pensieri gentili di Cristina Zagaria, la sua dolce fermezza, l’elogio del figlio nonostante un padre che non sta zitto mai;
il talento dirompente di Enzo Avitabile, le parole e la musica, il cuore e le mani;
i volti felici di amici e parenti, l’imbarazzo e il piacere ad ogni dedica, il senso condiviso di una sera;
gli occhi di Luca;
la gioia di Laura e Riccardo;
la ricerca di un portafoglio perduto e mai più ritrovato (il mio, of course);
il tempo ritrovato (di una cena) con Cinzia, Angelo, Alessio, Luca, Stefano, Federica, Tarcisio, Gianni;
le chiacchiere gioiose fino a casa, della serie domani è un altro giorno, ma intanto questo ha funzionato alla grande;
l’ultimo è per un sospeso, per un pensiero che verrà, proprio come quella bella abitudine ormai andata quasi del tutto persa di pagare un caffé, un sospeso per l’appunto, per la persona che lo chiederà.