Non tutto è oro su internet
Nessuno è perfetto. Neanche internet e le nuove tecnologie dell’informazione (Nti). Non tanto perché sono ancora in troppi ad associare la credibilità di un sito al suo aspetto. E tanto meno perché le conoscenze tecnologiche possono avere influenze malefiche come quelle dell’anello reso celebre da Tolkien. Ma perché nelle società moderne, più sagge e più tristi, nelle quali si riducono le reti di altruismo, si raffreddano i rapporti, si lasciano un sacco di persone escluse, la tendenza delle Nti a elevare a simbolo il confronto fra soggetti che la pensano allo stesso modo favorisce l’insorgere di forme di estremismo, disprezzo per gli altri e per le loro opinioni, a tratti anche violenza.
Facciamo un esempio? Holiwar.com. Un nome che è tutto un programma. Con link tricolore a L’Occidentale. E articoli dal titolo “Siamo tutti in guerra, ma solo in pochi se ne sono accorti”.
Ma è davvero inevitabile perdere di vista il dato semplice ma non banale che le qualità di una democrazia
sono definibili proprio a partire dalle differenze che in essa sono rappresentate?
E per quali vie le Nti possono contribuire ad ampliare le opportunità e le libertà di ciascuno, ad arginare la mutazione della democrazia in videocrazia, ad arrestare la trasformazione dei partiti in comitati elettorali?
Per cominciare si può ricordare che le libertà civili classiche – tra le quali rientrano com’è noto la libertà di espressione e la libertà da interferenze e controllo esterni – possono potenzialmente trovare nelle Nti uno strumento funzionale alla propria estensione, fermo restando l’esigenza di regolamentare la loro gestione e distribuzione. E che le libertà positive trovano a loro volta nelle Nti uno strumento potenzialmente volto ad ampliare la gamma di opportunità utili allo sviluppo delle capacità di ciascuno. Si può ancora aggiungere che, nei confini della partecipazione alla vita sociale e politica, i nuovi media rappresentano una delle risorse strategiche per un miglior accesso ai mondi della formazione e del lavoro, per conoscere i propri diritti e poterli legittimamente difendere o rivendicare. E che questo è uno degli aspetti centrali anche quando si analizza il rapporto tra Nti e mercato, dato che definire come più o meno positivo, o negativo, in termini di libertà, il risultato dell’impiego delle Nti non è possibile se non se ne analizzano le ricadute dal versante delle relazioni sociali di mercato, della produzione, della distribuzione e degli effetti sulle diseguaglianze sociali.
Una prima provvisoria conclusione potrebbe allora essere che ogni qualvolta le Nti consentono di interagire col potere politico o economico secondo schemi di comunicazione bidirezionali, che favoriscono cioè la possibilità che anche chi sta in fondo alla scala sociale può aver voce nei confronti di chi detiene l’autorità e il potere, di fatto contribuiscono ad ampliare ed estendere le libertà. E che, al contrario, esse possono essere ricondotte all’interno di logiche e schemi di controllo politico e di condizionamento dei cittadini ogni qualvolta sono impiegate esclusivamente come strumento di comunicazione dall’alto verso il basso, ogni qualvolta al cittadino non viene lasciata altra possibilità che quella di svolgere un ruolo passivo o essere sottoposto a censura.
Non a caso internet è tra i nuovi media quello che si sta dimostrando più importante anche per dare visibilità
a quelle minoranze che nei contesti nei quali vivono non avrebbero altrimenti le stesse possibilità – in termini di strumenti, di risorse, di diritti – di aver voce (il caso del movimento delle donne messicane “Mujer a Mujer”, che attraverso internet hanno acquisito informazioni per poter negoziare le condizioni di lavoro in un’impresa tessile statunitense appena installata sul territorio è emblematica anche a qualche anno di distanza). Resta il fatto che le Nti, diversamente dal mitico signor Wolf di Pulp fiction, non risolvono tutti i problemi. E che nell’ambito della sfera pubblica la questione centrale rimane quella che si riferisce al come ritrovare le ragioni che rendano realistica, oltre che razionale, la scelta a favore dell’impegno e della cittadinanza attiva, della costruzione di reti civiche larghe, di strutture sociali intermedie, di classi dirigenti.