Nuovi percorsi per le università
Ricordate? Vi avevamo raccontato qualche tempo fa di C. P. Dei 32 esami che aveva dovuto sostenere in 3 anni per conseguire la laurea in Scienze della comunicazione. Dei 21 che ancora le rimanevano da fare per conseguire la laurea magistrale (specialistica). Della sua media strordinaria (29,8 o giù di lì). Della sua teoria che per riuscire a prendere voti alti si doveva seguire più corsi possibili, studiare l’esame con grande impegno e resettare tutto non appena finito l’esame. “Lo so che è un pò triste – ci aveva detto -. Ma se non si cancella quello di prima è quasi imppossibile immagazzinare i dati dell’esame successivo”.
La faccenda ci aveva colpito perché ci era sembrata un pò il simbolo di una generazione di credit hunter che chiunque abbia in qualche modo a che fare con l’università italiana può vedere saltare da un corso a un laboratorio, da un credito facoltativo a una prova di lingue e così via discorrendo.
Questo della trasformazione degli studenti in cacciatori di crediti ci sembrava, continua a sembrarci, uno dei più perniciosi dei tanti effetti collaterali di una “riforma” che continua a mostrare più ombre che luci. E anche se la proliferazione dei corsi e degli esami non era, non è, il solo fattore distorcente, contribuiva, contribuisce in maniera significativa ad alimentare il fenomeno.
La buona notizia è che se ne sono accorti anche al MIUR. E che un paio di giorni fa la Corte dei conti ha registrato i decreti ministeriali sulle classi di laurea rendendo così operativi i nuovi percorsi di studi per le lauree triennali e magistrali: 20 esami al massimo per le prime e 12 al massimo per le seconde con l’impegno per ciascuna università di accorpare più moduli e de-frammentare i percorsi didattici.
Tra le novità introdotte, da segnalare quella che garantisce agli studenti che nell’ambito di una stessa classe si trasferiscano da un’università ad un’altra o da un corso di laurea ad un altro, il riconoscimento di almeno la metà dei crediti accumulati.
Cosa aggiungere ancora?
Che almeno l 50% dei docenti dei nuovi corsi dovrà essere di ruolo nelle materie che fanno parte del corso di laurea stesso. E che come spesso accade in questi casi è previsto un percorso di attuazione delle nuove norme in tre anni cosicché la riforma entrerà definitivamente in vigore a partire dall’A.A. 2010 – 2011.
Immaginiamo che i/le tanti/e C.P. in giro per l’Italia non saranno proprie entusiasti/e di aver fatto 20 esami in più per conseguire la stessa laurea.
Ma tant’è. In casi come questi, credeteci, è davvero meglio tardi che mai.