Spettatori, dunque complici
Vi ricordate Per un pugno di dollari? La parte in cui Joe (Clint Eastwood) dice a Silvanito (Enzo Petito) “I Baxter da una parte, i Rojo dall’altra e io nel mezzo?”. E se provassimo a fare lo stesso gioco?
Da una parte Honoré de Balzàc (La Commedia Umana), l’idea che è la società che fa gli uomini diversi “a seconda dell’ambiente dove si svolge la sua attività”. Dall’altra James Hillman (Il codice dell’anima), l’idea che sia invece il daimon, la ghianda, a determinare sin dalla nascita la nostra essenza, il carattere, a indicarci la strada, a determinare le scelte che facciamo. In mezzo noi, che modestamente suggeriamo che contrapporre daimon e struttura, individuo e società, non è necessariamente una buona idea; che una società meno ingiusta, che favorisce l’abilitazione di diversi prospetti e ideali di vita, che sostiene coloro che si trovano senza averne colpa ad essere svantaggiati, è anche una società meno esposta a fenomeni di anomia, di perdita di identità e di ruolo sia delle persone che delle strutture.
L’idea è insomma che il vero antidoto all’impoverimento democratico sia nell’esercizio consapevole della responsabilità da parte di ciascun cittadino e che oggi è quanto mai decisiva la voglia e capacità di non rinunciare a esercitarla, questa responsabilità. Sì, non è obbligatorio rassegnarsi. In democrazia esiste per definizione un’ulteriore possibilità. Ad esempio quella che ci consente di mettere in campo con altri, idee, comportamenti, azioni in grado di cambiare le cose. Quella che ci fa ritenere affascinanti le sfide nelle quali ci scopriamo impegnati e ci fa sentire impellente il bisogno di vincerle. In fondo è così che si conquista la democrazia, la si merita, giorno dopo giorno: partecipando, schierandosi, assumendosi l’onere di rendere esplicito, e dunque criticabile, il proprio punto di vista.
Erich Fromm ha scritto che “il problema non è che la gente si occupa troppo del suo interesse, ma che non si occupa abbastanza dell’interesse del suo vero io; il fatto non è che siamo troppo egoisti, è che non amiamo noi stessi” (Etica e psicanalisi).
È accaduto più volte nel corso della nostra storia, troppo spesso abbiamo tentato di perseguire il nostro interesse senza amare noi stessi e, dunque, senza amare le nostre città e la nostra Nazione. Tra un po’ si vota su e giù per l’Italia, chissà se ci ricorderemo di non fare lo stesso errore. Buona partecipazione.