Why. Perchè?
Se negare la politica vuol dire negare la possibilità che una qualunque persona, in quanto aderente a un partito, un’associazione, un sindacato, un’organizzazione, un movimento, o in quanto semplice cittadino, possa partecipare alla costruzione del discorso pubblico, possa cioè giudicare e adottare, in quanto persona titolare di diritti, criteri autonomi per definire ciò che è giusto o ingiusto, buono o cattivo, desiderabile o deplorevole e partecipare alla costruzione di cerchie di comunicazione politica alternative a quelle dominanti.
Se nonostante la globalizzazione, la drastica accelerazione da essa impressa al processo di sgretolamento dello Stato nazionale, la cattiva maestra televisione, il quotidiano tentativo di dissolvere idee, interessi, rappresentanze, vite, in una sorta di grande circo mediatico, è in quanto partecipiamo che possiamo, ancora oggi, ritenerci consapevolmente cittadini.
Se siamo cittadini in quanto persone che, disponendo di opzioni diverse, si confrontano, si battono, scelgono, si assumono responsabilità, elaborano strategie, contribuiscono all’individuazione e alla ricerca autonoma di contenuti e obiettivi politici, si danno forme e strumenti organizzativi per perseguirli in maniera efficace, verificano sul campo idee, progetti, risultati.
Se questo rapporto tra partecipazione ed esercizio della cittadinanza ci accompagna non solo quando sono in campo grandi idee e movimenti, ma in ogni momento della nostra vita pubblica, quando facciamo la fila al seggio per dare il voto al candidato del nostro collegio uninominale, così come quando partecipiamo a una manifestazione per la pace in Medio Oriente, quando interveniamo alla riunione nella scuola elementare dove è iscritto nostro figlio, così come quando firmiamo un esposto al presidente della circoscrizione per ottenere un corrimano che aiuti i più anziani a non scivolare all’uscita della stazione della funicolare.
Se la politica è il principale antidoto che ciascuno di noi ha a disposizione per provare a vivere da cittadino e non da suddito, da titolare di diritti e non da destinatario di favori, da persona politicamente libera e non da servo contento.
Perchè nei confronti della politica aumenta sempre più la disaffezione, lo scoramento, l’incomprensione, il rifiuto, il disprezzo?